Recensione under suspicion
Recensione a cura di Carlo Baldacci Carli (voto: 7,0)
"Under Suspicion" è il remake americano della pellicola francese "Garde à Vue" diretta Claude Miller nel 1981, e da questa non può e non riesce a prescindere in nessun modo. Il soggetto, tratto dal romanzo "Brainwash" (1979) di John Wainwright, offriva un intreccio narrativo di scarsa originalità, ma consentiva la realizzazione di una messa in scena di grande efficacia e d'importante impatto sociale.
Ora, se Claude Miller, grazie anche all'ausilio di Jean Herman per l'adattamento e a quello di Michel Audiard per i dialoghi, era riuscito a costruire una sceneggiatura solidissima e a dirigere una pellicola, formalmente ineccepibile e senza alcuna sbavatura, non possiamo affermare altrettanto per la trasposizione operata dal regista jamaicano Stephen Hopkins. Questi non ha messo in alcun modo mano alla sceneggiatura, riprendendo pari pari quella scritta dagli autori francesi e lasciando che fosse adattata ed attualizzata dallo sconosciuto Tom Provost e dallo sceneggiatore W. Peter Ilif, noto quasi esclusivamente per la sceneggiatura di "Point Break" e di "Giochi di Potere". Per comprendere bene le differenze cagionate da questa riscrittura occorre soffermarci brevemente sulla storia.
Il nucleo narrativo non potrebbe essere più semplice. Un uomo, ricco ed importante, dichiara di aver scoperto casualmente il cadavere di una bambina sconosciuta. Si tratta della seconda vittima del medesimo assassino, rinvenuta a distanza di pochi giorni. Invitato al comando di polizia per rivedere alcuni dettagli della propria deposizione, il testimone si troverà presto a vestire i panni dell'indagato a causa di alcune sue contraddizioni che sembrano aver convinto gli inquirenti che sia proprio lui il pedofilo maniaco, che stupra, uccide, mette in posa e fotografa le proprie vittime. Seguirà un durissimo interrogatorio astrattamente e teoricamente volto all'accertamento della verità.
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