martedì 3 aprile 2007

Recensione ZERO IN CONDOTTA

Recensione zero in condotta




Regia di Jean Vigo con Jean Dasté, Louis Lefebvre, Gilbert Pruchon, Robert Le Flon

Recensione a cura di kowalsky (voto: 7,0)

Su Jean Vigo Francois Truffaut scriveva "egli evita i trabocchetti dell'Estetismo e del Realismo".
Onestamente, forse non si può sostenere la condivisibilità di questa teoria anche oggi, a quasi 80 (!!!) anni di distanza dall'uscita del suo ultimo film, il celeberrimo "L'Atalante".
Jean Vigo è stato l'"Enfant terrible" del Cinema Francese, e uno dei massimi innovatori della storia del Cinema di tutti i tempi, per quanto la sua esistenza sia stata alquanto breve (ha girato in giovane età quattro film, di cui un solo lungometraggio cfr. "l'Atalante").
Figlio di un anarchico rinchiuso spesso in prigione per problemi con la giustizia, Vigo ha improntato nel cinema una "nuova fase", riuscendo ad esplorare nuovi metodi espressivi grazie al suo talento visivo (e visionario) ma anche approntan-do una decisiva Rivoluzione del Linguaggio Cinematografico all'interno di schemi già consolidati (L'avanguardia in tutte le sue forme, le tecniche del cinema muto, l'espressionismo e soprattutto il surrealismo).
In un certo senso, è stato un Figlio dei tempi in cui ha vissuto.
"Zero in condotta", unanimemente considerato un "capolavoro di comicità acre e umorismo graffiante" è un film che può sconcertare: non è infatti abbastanza "realistico" per predisporre lo spettatore a empatizzare con la storia, nè sufficientemente "surrealista" per entrare in sintonia con una certa decodificazione simbolica. Anzi, la presenza, pur vaga e mai ridondante, del Surrealismo (come il disegno che prende varie forme, e si anima come un cartoon o un fumetto "vivente") è indisponente, e altresì (soprattutto per gli spettatori di oggi) irritante.

Girato in un solo mese e fotografato splendidamente da Boris Kaufman (fratello del celebre Dziga Vartov) "Zero in condotta" racconta la vicenda di alcuni studenti di un collegio, ribelli alle regole e al rigore dei sorveglianti adulti, chiamati ironicamente "Bec-de-gaz" e "Pete-sec", "colpevoli" soltanto di reclamare una libertà espressiva e soprattutto fisica tipica di quel mondo dell'infanzia o della pre-adolescenza che all'apparato istituzionale è negato.
Non crediate di trovarvi di fronte a un tradizionale film sulla Repressione del Sistema: "Zero in condotta" è, oltre che un film divertente e quasi goliardico, un'opera "politica" nel senso più anti-ideologico (anarchico) del termine, una beffa al Potere consolidato attraverso le istituzioni. Pierre Bost lo cita come "film dal tono scanzonato e ironico, un po' acre, commosso e sarcastico, un riso franco e subito represso".

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