lunedì 16 aprile 2007

Recensione ROSEMARY'S BABY

Recensione rosemary's baby




Regia di Roman Polanski con Mia Farrow, John Cassavetes, Ruth Gordon, Sidney Blackmer, Maurice Evans, Ralph Bellamy, Victoria Vetri

Recensione a cura di Gabriela

Nel 1968 un giovane regista controcorrente colpì con un film impressionante, carico di paura psicologica e con un finale fuori da ogni schema. Roman Polanski era convinto in quegli anni che il mondo dovesse prepararsi per un evento - essere testimone dell'arrivo della bestia - ed il suo intento era quello di arrivare al pubblico in un modo semplice ma con un ritmo crescente e ricco di tensione.
Tratto dal romanzo di Ira Levin, "Rosemary's baby" è uno dei film che meglio riesce a sostenere il fragile equilibrio tra diversi generi, come quello del terrore gotico e della satira sociale: ha difatti lasciato il segno per la sua ottima sceneggiatura, la sua eccellente regia, bravissimi interpreti e ovviamente un tema, come quello dell'anticristo, raccontato nel più incisivo dei modi possibili.

Il film è un raffinato thriller psicologico con implicazioni sataniste che ha come elemento distintivo l'angoscia, descritta partendo dal racconto della vita di una coppia felice che si trasforma nel peggiore degli incubi. Polanski crea un'atmosfera cupa ed oppressiva, spingendo lo spettatore a desiderare ardentemente di vedere la protagonista - una splendida Mia Farrow - alleviata, ad anelare di sapere cosa accada realmente; lo spettatore è totalmente sommerso dall'a sua stessa angoscia e vive le sue stesse emozioni. E' questa tensione il terrore che ha colpito lo spettatore, senza quasi che questi se ne rendesse conto.

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