martedì 3 giugno 2008

Recensione I DEMONI DI SAN PIETROBURGO

Recensione i demoni di san pietroburgo




Regia di Giuliano Montaldo con Miki Manoilovic, Carolina Crescentini, Roberto Herlitzka, Filippo Timi, Patrizia Sacchi, Sandra Ceccarelli, Giovanni Martorana

Recensione a cura di GiorgioVillosio

Lo scrittore Dostoevskij viene a sapere da un giovane anarchico che la sua cellula va preparando un altro attentato allo Zar. Pressato di giorno dall'urgenza di scrivere, si mette di notte alla ricerca della giovane a capo dell'organizzazione, per convincerla a desistere.

Assente per lunghissimi anni dalla regia, Giuliano Montaldo ritorna con un'opera molto complessa e impegnativa, non facile da giudicare. Nel farlo riprende i suoi legami passati con il racconto storico (ricordiamo i suoi "Sacco e Vanzetti" e "Giordano Bruno") e la letteratura pura ("Gli occhiali d'oro" di Bassani), con un taglio in parte saggistico e didascalico ed in parte incentrato sul difficile rapporto tra maestro ed allievo e vecchie e nuove generazioni. Dove le prime tendono ad un sostanziale revisionismo anche delle proprie lezioni giovanili le seconde mordono il freno a fatica, sentendosi tradite nel loro velleitarismo rivoluzionario.
Questa dialettica è solo uno dei tanti elementi che potremmo definire, in sintonia col titolo, come i "demoni", che tanto agitavano Dostoevskij nell'omonimo romanzo come nella vita personale; "demoni" però parzialmente diversi da quelli del libro stesso, incentrato sul pensiero e sugli ambienti nichilisti, sostenitori strenui della lotta al materialismo, ma più in generale sulla sensibilità personale del grande scrittore, duramente provato da una grave forma di epilessia. Era proprio questa malattia che forse lo portava a studiare, sentire e rappresentare il lato più tenebroso di noi stessi, a cavallo tra delitto e castigo, desiderio di elevazione ed abbrutimento totale, ed a scandagliare negli antri più reconditi della nostra anima, dove albergano disperazioni, conflitti e malevolenze, che si vorrebbe riscattare con atti sublimi, capaci di rigenerare il mondo.
Così pensando e soffrendo, il grande scrittore russo si faceva portatore di una missione etico?estetica ("la bellezza salverà il mondo"), prefigurando la presa di coscienza che l'uomo d'oggi ha del destino di esistere.

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