Recensione zatoichi
Recensione a cura di Severino Faccin (voto: 8,5)
Vendicatore solitario, giustiziere cieco, paladino degli oppressi: tutto questo è "Zatoichi", l'eroe fatto rivivere sullo schermo da Kitano Takeshi secondo un modello collaudato che, a cavallo tra gli anni sessanta e settanta del Novecento fu personaggio di successo in molteplici film e telefilm che narravano le sue imprese in lungo e in largo attraverso il Giappone feudale.
La versione di Kitano si distingue per la sottile vena di ironia che la pervade: a iniziare dall'interpretazione del regista nel ruolo principale, in cui sfodera un'improbabile capigliatura biondo ossigenata, per finire con il tratteggio in toni macchiettistici di alcune delle figure nei ruoli comprimari.
È così per la contadina che offre ospitalità al giustiziere e per le sorelle Okinu e Osei (in realtà Osei è un maschio) che, travestite da geisha vagano alla ricerca della banda che ha assassinato la loro famiglia; e non vanno dimenticati Shinkichi, il nipote della contadina, amante del gioco d'azzardo e amico fidato di Zatoichi, e il ragazzone sciocco ma innocuo, che passa tutto il giorno a correre intorno alla casa della contadina brandendo lance e spada, convinto di essere un samurai.
Intanto i cattivi continuano a imperversare impunemente nel villaggio; primo fra tutti il capo dei capi, il perfido Kuchinawa, che sotto le spoglie di anziano inserviente dell'oste ordisce qualsiasi manovra abbia per oggetto soprusi, ruberie, omicidi. A differenza degli amici però, Kuchinawa e tutta la schiera dei nemici di Zatoichi sono dei bruti veri, non vi è ironia né malizia nei loro personaggi: quando compiono delle male azioni lo fanno con genuina cattiveria. Per fortuna c'è sempre lì il giustiziere, pronto a riparare a tutti i torti con l'aiuto della sua katana rossa.
Per questo Zatoichi dovrà vedersela con Hattori, il portentoso ronin, fiero e orgoglioso, che mette la propria forza a disposizione di chi lo paga. Un cattivo su commissione, egli svolge i compiti che gli sono assegnati per pura obbedienza e senso del dovere. Per quello stesso senso del dovere e per dimostrare la sua superiorità di combattente Hattori accoglierà la sfida e si farà uccidere per mano di Zatoichi.
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