Recensione 1997 fuga da new york
Recensione a cura di The Gaunt (voto: 10,0)
John Carpenter, dopo l'exploit di critica e pubblico ottenuto con "Halloween" ed il più che lusinghiero successo di "Fog" (sicuramente l'escursione più vicina al gotico classico del regista americano), ha in mente il progetto del remake de "La cosa da un altro mondo" di Nyby, che verrà momentaneamente accantonato per lasciare il posto ad un nuovo progetto con la AVCO Embassy intitolato "Escape from New York".
Per il regista è l'occasione per rispolverare una vecchia sceneggiatura del 1975, scritta in un momento dove le istituzioni americane attraversavano il periodo di crisi più profonda: si cominciavano a leccare le ferite del dopo Vietnam, lo scandalo del Watergate, le dimissioni di Richard Nixon. Una reazione a catena che aveva portato ad una profonda sfiducia del popolo americano verso le istituzioni che lo governavano. Da aggiungere inoltre che per Carpenter è un modo per riannodare i fili ed espandere ulteriormente le tematiche di "Assault on precint 13", in cui il problema del degrado urbano di molte zone delle grandi città metropolitane degli Stati Uniti era più che una sensazione tangibile, era una realtà drammatica.
Realtà drammatica composta da cifre che indicavano un aumento sensibile del tasso di criminalità in tutto il paese (un esempio eclatante gli stupri, praticamente raddoppiati all'inizio degli anni '80), specialmente nelle zone metropolitane le quali, in aggiunta, soffrivano di una calo considerevole della popolazione che si spostava al di fuori delle città. Bisogna tenere conto anche degli abbassamenti dei redditi delle famiglie (quelle di etnia nera in particolare) e i notevoli tagli alla spesa pubblica con conseguente abbassamento della qualità dei servizi ai cittadini.
"Once you go in, you don't come out"
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