martedì 25 gennaio 2011

Recensione QUALUNQUEMENTE

Recensione qualunquemente




Regia di Giulio Manfredonia con Antonio Albanese

Recensione a cura di peucezia

Il personaggio di Cetto Laqualunque imperversa sugli schermi televisivi italiani già da qualche anno, portarlo al cinema è diventata una naturale conseguenza. Ci ha pensato Giulio Manfredonia, regista poco noto ai più, a costruire una storia credibile (fin troppo vista la realtà dei tempi), circondando Cetto con personaggi alla sua altezza.
Colpisce la scelta di inserire Cetto in un contesto luminoso e colorato; gli abiti che i protagonisti indossano (sua moglie in primis) sono esagerati, così come spicca la cafonesca cialtroneria della sua abitazione. Il tentativo è di fare di Cetto e dei suoi sodali dei personaggi fumettistici, per suscitare ilarità.

Ma "Qualunquemente" non fa affatto ridere. Strappa qualche sorriso perché le battute ci sono, perché Albanese ha pensato al suo personaggio fondamentalmente per far ridere, ma diventa quasi impossibile divertirsi davanti alla storia presentata dalla pellicola. Raccontare la storia di un uomo ex latitante, colluso in una miriade di affari sporchi, disposto a qualsiasi bassezza (persino a mandare in carcere il suo unico figlio) pur di riuscire nel suo intento di diventare sindaco, non può che amareggiare.

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