giovedì 10 maggio 2012

Recensione COP LAND

Recensione cop land




Regia di James Mangold con Sylvester Stallone, Harvey Keitel, Ray Liotta, Robert De Niro, Peter Berg, Janeane Garofalo

Recensione a cura di Angel Heart (voto: 10,0)

Garrison, New Jersey.
La classica cittadina americana sonnolenta e tranquilla con i bambini che giocano per strada, le mogli che si prestano lo zucchero e i gattini che miagolano sugli alberi. Una città dove tutti conoscono tutti, dove chiunque può girare di notte senza paura e dove il tasso criminale è praticamente inesistente. Insomma, la tipica cittadina qualunque dove tutto è sempre ordinario e dove non succede mai niente di interessante.
Solo un piccolo particolare distingue Garrison, situata al di là del ponte George Washington che collega New York al New Jersey, da tutte le altre piccole città di provincia: gran parte della popolazione è costituita da poliziotti corrotti (e famiglie) tutti in servizio proprio a New York. Per questo motivo, dalla maggior parte della gente (e dalle stesse forze di polizia), la città di Garrison viene riconosciuta come Cop Land (sbirrolandia), ovvero un posto dove poter operare senza fastidi, senza intralci e senza nessun tipo di controllo. In parole povere, un posto dove la merda non potrà mai arrivare.

A capo di questi poliziotti corrotti (una cricca di cui fa parte anche lo sbirro cocainomane e con più di qualche scheletro nell'armadio Gary "Figgsy" Figgis, interpretato da Ray Liotta), troviamo il tenente Ray Donlan (Keitel), un uomo che, grazie ai suoi traffici illeciti con il crimine organizzato, gestisce Garrison quasi fosse un boss della mala.
A capo delle forze dell'ordine del luogo troviamo invece lo sceriffo onesto e stagionato Freddy Heflin (Stallone), un "vorrei ma non posso" (cit.) eletto apposta da Ray e scartato più volte dalla polizia a causa di un incidente che gli fece perdere totalmente l'udito da un orecchio. Freddy è un funzionario della legge stanco, docile e disilluso, tutt'altro che una minaccia, che si accontenta della sua carica e che svolge il proprio compitino senza fare troppe domande; proprio per questo, e per il suo modo di fare lento e apparentemente tonto, Ray & company se lo tengono buono facendolo sentire importante e dandogli contentini come la finta amicizia o anche il solo rivolgergli parola. Freddy è semi-consapevole di tutto ciò ma, un po' per ingenuità un po' per menefreghismo, gli sta bene così.
E poi c'è Moe Tilden (De Niro), ex-collega d'accademia di Ray e ora capo della disciplinare del NYPD, deciso ad incastrarlo in qualunque modo. Unico problema: tutti gli uomini su cui Moe sta investigando vivono al di la del ponte George Washington, il punto esatto dove finisce la sua giurisdizione e dove più nessun controllo può essere esercitato.

[...]

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