Recensione non aprite quella porta - parte ii
Recensione a cura di HollywoodUndead (voto: 8,5)
Nel 1974, Tobe Hooper scioccò intere platee con il suo capolavoro "Non aprite quella porta". Con un budget irrisorio, il regista texano realizzò un vero e proprio cult della cinematografia horror, presentando al pubblico uno dei Movie Maniac più affascinanti della storia, Faccia di Cuoio.
Nel 1986, Hooper si ritrovò (pressato dai fan del film) a girare un seguito del suo successo, con (prima di tutto) un budget molto più sostanzioso e (soprattutto) con decisamente più esperienza. Infatti, dopo ottimi lavori come "Quel motel vicino alla palude", "Le notti di Salem" e "Poltergeist - Demoniache presenze", Il regista di Austin fu chiamato a realizzare un nuovo capitolo di un film che lo lanciò sia come cineasta, sia come regista rivoluzionario dell'horror low budget.
Questa parte seconda di "Non aprite quella porta", ci narra la disavventura di Stretch, bella e giovane DJ della radio locale di Dallas (Texas) che senza volerlo registra, all'interno della sua trasmissione radiofonica, il massacro di due giovani che avevano chiamato il programma di Stretch per passare il tempo a fare qualche scherzo. La giovane DJ trovandosi in difficoltà chiede aiuto allo stravagante sceriffo Lefty (parente di una della vittime del primo episodio) che inizia a dare la caccia ai massacratori, fermamente convinto che siano lo stesso gruppo di persone che 14 anni prima avevano terrorizzato il Texas, una famiglia di cannibali assassini composta da 3 fratelli, il cui elemento più pittoresco è un energumeno con una maschera armato di motosega.
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