venerdì 29 giugno 2012

Recensione IL CINEAMATORE

Recensione il cineamatore




Regia di Krzysztof Kieslowski con Jerzy Stuhr, Malgorzata Zabrowska, Ewa Pokas, Stefan Czyzewski

Recensione a cura di pompiere (voto: 8,0)

Filip Mosz (un giovane Jerzy Stuhr che ben caratterizza il suo personaggio grazie a una splendida recitazione) diventa padre di una bambina. Ossequioso nei confronti di colleghi d'ufficio, vicini di casa e parenti, che lo hanno aiutato a superare il momento tanto temuto della paternità, li ripaga regalando loro qualche bottiglia di vodka. Intanto pensa bene di sfuggire alla pressione cullandosi un altro piccolo essere (non animato): si regala così una cinepresa, con l'intento di riprendere mese dopo mese la crescita della figlia.

L'azienda di Stato, presso la quale svolge un'attività di Responsabile agli Acquisti, gli compra il cavalletto e la pellicola allo scopo di fargli girare un film in occasione della visita di personaggi di rilievo, in quanto la festa per celebrare lo stabilimento si sta avvicinando.
È da quel momento che Filip cede alla tentazione di vivere la sua vita anche al di fuori dell'ambiente familiare, iniziando a esplorare un mondo fino a lì sconosciuto e riprendendo tutto quello che si muove: piccioni, inservienti, sconosciuti che scherzano tra loro...

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giovedì 28 giugno 2012

Recensione MRS ASHBORO'S CAT - GHOST CAT

Recensione mrs ashboro's cat - ghost cat




Regia di Don McBrearty con Michael Ontkean, Ellen Page, Lori Hallier, Shirley Knight, Shawn Roberts, Mark Rendall, Tom Barnett

Recensione a cura di HollywoodUndead (voto: 7,5)

Interessantissimo prodotto per la tv finanziato dal canale americano Animal Planet e diretto da Don McBrearty, già regista di alcuni episodi del telefilm "ReGenesis".

Natalie e suo padre si trasferiscono nella bella dimora appartenuta all'ormai defunta signora Ashboro. Una volta arrivati, Natalie viene attirata dall'inquietante figura del gatto, che sembra volerla mettere in guardia su qualcosa.

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mercoledì 27 giugno 2012

Recensione IL MUNDIAL DIMENTICATO

Recensione il mundial dimenticato




Regia di Lorenzo Garzella, Filippo Macelloni con -

Recensione a cura di JackR

"I Mondiali del 1942 non figurano in nessun libro di storia, ma si giocarono nella Patagonia argentina".

Con queste parole si apre "Il figlio di Butch Cassidy", il breve racconto di Osvaldo Soriano a cui "Il Mundial dimenticato" si ispira, sia pur molto liberamente. La forma scelta da Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni per raccontare gli eventi del "Mundial Olvidado" è quella - indovinatissima - del mockumentary. Com'è noto, la FIFA non organizzò i Campionati Mondiali di calcio negli anni della Seconda Guerra Mondiale, perciò dall'edizione del 1938 in Italia si passò direttamente a quella in Brasile del 1950 (la cui leggendaria partita finale tra Uruguay e Brasile viene peraltro raccontata in un altro racconto di Soriano).

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martedì 26 giugno 2012

Recensione LA FIAMMA DEL PECCATO

Recensione la fiamma del peccato




Regia di Billy Wilder con Fred MacMurray, Barbara Stanwyck, Edward G. Robinson, Porter Hall, Jean Heather, Tom Powers

Recensione a cura di amterme63 (voto: 10,0)

Nell'immaginario collettivo cinematografico il titolo "La fiamma del peccato" è sempre stato sinonimo di film noir. Oltre a costituire un po' il prototipo e l'esempio perfetto di questo genere, l'opera di Billy Wilder del 1944 è anche uno dei film strutturalmente più solidi e visivamente più suggestivi mai girati. Il suo intreccio senza sbavature, la tensione tenuta sempre a livelli molto alti, il coinvolgimento emotivo diretto e profondo nelle vicende interiori dei personaggi fanno sì che dopo 70 anni il film continui ad appassionare e a lasciare ancora nell'animo dello spettatore un ché di angoscioso e di dolente.
Questo capolavoro costituisce stilisticamente infatti uno dei passaggi cruciali nell'impresa artistica cinematografica di rappresentare la parte scura dell'animo umano.

Fin dalla nascita del cinema i cattivi e i delinquenti sono sempre stati una presenza fissa nei film. Venivano però trattati in genere come semplici personaggi, figure narrative e basta. Furono i registi tedeschi espressionisti negli anni '20 i primi che ebbero il coraggio di rappresentare il male come una componente fondamentale dell'animo umano. Questo "male" aveva più che altro una sostanza spirituale e assumeva spesso la forma della follia o dell'incubo. Il grande merito dei film noir americani degli anni '40-'50 è stato quello di avvertirci che il male invece abita le città, è parte integrante della nostra vita quotidiana e può insidiare chiunque, anche chi ci sta vicino, anche noi stessi.
Basta abbassare un po' la guardia (come Lang ci mostra in "La donna del ritratto" e "La strada scarlatta") per essere risucchiati in un vortice di morte da cui è impossibile uscire. Hitchcock addirittura ci insegna a diffidare anche di chi ci è più caro (il suo capolavoro "L'ombra del dubbio"). Certamente l'atmosfera cupa e piena d'angoscia della fine della Seconda Guerra Mondiale ha contribuito al successo del genere. La morte, l'uccisione sentite come la normalità, come parte lecita del vivere umano, le grandi difficoltà materiali hanno indotto il sentimento collettivo a dubitare della tenuta etica del vivere civile ordinario.

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lunedì 25 giugno 2012

Recensione X-MEN: CONFLITTO FINALE

Recensione x-men: conflitto finale




Regia di Brett Ratner con Patrick Stewart, Hugh Jackman, Halle Berry, Famke Janssen, Ian McKellen, Rebecca Romijn-Stamos, Kelsey Grammer

Recensione a cura di HollywoodUndead (voto: 7,5)

"X-Men: conflitto finale" è il terzo capitolo di una saga iniziata nel 2000 dal regista Bryan Singer che in questo terzo capitolo lascia il posto a Brett Ratner (regista della trilogia di "Rush Hour") per poter dirigere il kolossal "Superman returns". Nessun rimpianto, considerando che l'ottimo lavoro di Ratner fa balzare questo terzo capitolo di X-Men al primo posto per qualità e bellezza.

La razza mutante ormai non è più un segreto per l'uomo, la si conosce e la si teme. Quindi la ditta farmaceutica Worthington Labs, comandata da Warren Worthington II, crea una "cura": un potente siero in grado di arrestare il gene dei mutanti facendoli tornare (o diventare) "normali". Worthington è spinto da un forte interesse personale visto che suo figlio Warren Worthington III è un mutante. L'introduzione della cura come medicina scatenerà la furia dell'Alleanza guidata dal rancoroso Magneto che giura per l'ennesima volta vendetta contro il genere umano. A limitare i danni ci penseranno gli X-Men capitanati dal professor Xavier.

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venerdì 22 giugno 2012

Recensione DESTINO CIECO - IL CASO

Recensione destino cieco - il caso




Regia di Krzysztof Kieslowski con Jacek Borkowski, Tadeusz Lomnicki, Boguslaw Linda

Recensione a cura di Compagneros

«Se uno si mettesse a scavare nel proprio passato, troverebbe che in esso vi è abbastanza materia per vite completamente differenti. Una volta... per errore, oppure per inclinazione... si è scelta una di esse, e la si vive fino alla fine; ma quel che è peggio è che le altre possibili vite non sono così completamente morte. E capita talvolta che esse ti facciano male come ti fa male una gamba amputata.»
Karel Capek

"Destino cieco - Il caso" è un film del 1981 di Krzysztof Kieslowski, a causa della censura polacca uscì solo nel 1987. Il titolo originale è "Przypadek", la trasposizione più corretta sarebbe forse Il caso, "destino" rimanda ad un'idea di predeterminazione, di percorso scritto, obbligato, necessario. Il caso invece è assolutamente imprevedibile e non segue nessuna predeterminazione.

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mercoledì 20 giugno 2012

Recensione 21 JUMP STREET

Recensione 21 jump street




Regia di Phil Lord, Chris Miller con Jonah Hill, Channing Tatum, Brie Larson, Dave Franco, Rob Riggle, Johnny Depp

Recensione a cura di pompiere (voto: 2,0)

A volte esistono film indifendibili. Rigurgiti che progressivamente vengono su dall'esofago dei testi stupidi "made in USA", e che vengono rigettati in pasto ai soloni estivi chiusisi dentro un cinema perché non avevano niente di meglio da fare. Nell'ultima decade la produzione adolescenziale americana ha sempre faticato a interfacciarsi con l'enigmatica e volubile società che ha tentato di descrivere. E visto l'impegno che una tale complessità antropologica richiederebbe, spesso ha scelto la via più corta e irritante del turpiloquio programmatico.

La storia di "21 Jump Street" appartiene a quest'ultimo gruppo, e prende le mosse nel 2005 (per poi ritornarvi con uno dei più classici e avvilenti escamotage): Morton Schmidt (Jonah Hill) cerca di rimorchiare Melodie, vicina di casa, nonché figa stratosferica, per condurla al ballo della scuola, ormai a solo quattro giorni di distanza, e come risposta ottiene un "No" gigantesco. Greg Jenko (Channing Tatum) frequenta lo stesso istituto. È uno che a scuola ci va per spassarsela grazie all'uso della forza, rimedia solo delle grosse "F", e poi viene minacciato (ma le è consentito?) dalla preside in persona di non poter andare al ballo. Entrambi i "rifiutati" si ritrovano seduti sulle panchine di fronte all'ingresso, si scambiano un'occhiata, e scatta la scintilla. Quella che mette d'accordo l'istinto e i bisogni dei nerd uniti da un legame covalente debole.

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martedì 19 giugno 2012

Recensione NON APRITE QUELLA PORTA

Recensione non aprite quella porta




Regia di Marcus Nispel con Jessica Biel, Jonathan Tucker, Eric Balfour, Erica Leerhsen, Mike Vogel

Recensione a cura di HollywoodUndead (voto: 7,0)

"Tratto da una storia vera"

Nel 1974 un certo Tobe Hooper realizzò un film che diede la svolta decisiva al cinema low budget. Nel 2003, il produttore Michael Bay decise che era giunto il momento di realizzare un remake del celebre capolavoro di Hooper, dando l'incarico di girare il film a Marcus Nispel, regista che fino a quel momento aveva solo diretto videoclip musicali. Fermo restando che era impossibile poter ripetere l'impresa che il mitico Hooper fece nel '74, Nispel cercò in parte di dare un "volto" nuovo alla vicenda, usando quasi gli stessi elementi del vecchio film. Tra le novità troviamo la grande scritta (già citata) "Tratto da una storia vera" (?). Bè, si e no, perchè il film (ma giusto il suo movie maniac) è ispirato alla figura del seral killer cannibale Ed Gein.

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lunedì 18 giugno 2012

Recensione BENVENUTO A BORDO

Recensione benvenuto a bordo




Regia di Eric Lavaine con Franck Dubosc, Valérie Lemercier, Gérard Darmon, Luisa Ranieri, Elisa Servier, Philippe Lellouche, Jean-Michel Lahmi, Guilaine Londez, Shirley Bousquet, Elisabeth Margoni, François Vincentelli

Recensione a cura di peucezia

"Quand on est con, on est con" cantava il buon Brassens a elogio e spregio dell'idiota.

La figura del cretino ha sempre attratto cinematograficamente i francesi che da decenni ne ridono in svariate commedie. L'ultima per ordine di tempo è "Benvenuto a bordo" che ruota intorno a Rémy, (Franck Dubosc doppiato dal bravo Pino Insegno) un personaggio buffo e imbranato che si trova fortunosamente a lavorare come animatore su una nave da crociera.

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venerdì 15 giugno 2012

Recensione PAURA 3D

Recensione paura 3d




Regia di Marco Manetti, Antonio Manetti con Peppe Servillo, Lorenzo Pedrotti, Francesca Cuttica, Domenico Diele, Claudio Di Biagio

Recensione a cura di paul (voto: 7,0)

"Ci sono occasioni nella vita che sarebbe meglio non cogliere".

Questa la frase di lancio del nuovo lavoro dei Manetti Bros, "Paura 3D", il loro vero primo film horror.
Una frase che sembra davvero emblematica: "Paura 3D" verrà infatti distribuito dalla Medusa in ben 220 sale cinematografiche italiane. Un'occasione da cogliere? Ai posteri l'ardua sentenza.

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giovedì 14 giugno 2012

Recensione E ORA DOVE ANDIAMO?

Recensione e ora dove andiamo?




Regia di Nadine Labaki con Claude Msawbaa, Leyla Fouad, Antoinette El-Noufaily, Nadine Labaki

Recensione a cura di peucezia

Donne vestite di nero strette strette camminano mestamente lungo una stradina polverosa e desolata di campagna, poi improvvisamente iniziano mosse di ballo: inizia così il nuovo film di Nadine Labaki, la talentuosa attrice e regista libanese esplosa pochi anni fa con il fenomeno "Caramel".

Stavolta l'azione non è nella capitale del Libano, la sgangherata e multietnìca Beirut, ma in un isolato paesino dell'entroterra dove il segnale televisivo è difettoso e dove musulmani e cristiani convivono pacificamente: le donne cuciono e ciacolano insieme, la moglie del sindaco islamico è devota della Madonna, la proprietaria dell'emporio-bar locale (la stessa regista) sogna romanticamente di ballare con l'aitante imbianchino arabo, mentre Imam e Parroco, dirimpettai, curano in reciproco rispetto le loro anime.

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mercoledì 13 giugno 2012

Recensione SPARTACUS

Recensione spartacus




Regia di Stanley Kubrick con Kirk Douglas, Jean Simmons, Laurence Oliver, Tony Curtis, Charles Laughton, Peter Ustinov

Recensione a cura di Giordano Biagio (voto: 9,0)

Il sipario del film si apre sulle miniere romane della Libia nel 79 a.c., Spartaco è uno schiavo di straordinaria costituzione fisica e integrità psichica, di origine trace (oggi parte della Turchia occidentale e della Grecia), addetto al trasporto delle pietre minerali ricavate dalle rocce, un giorno, dopo aver soccorso un compagno svenuto dalla fatica, Spartaco viene aggredito da un soldato romano addetto alla sorveglianza, che lo frusta selvaggiamente, il trace si ribella prontamente addentandogli con rabbia una gamba. Questo episodio segnerà il destino di Spartaco. Incatenato per punizione a una roccia, sotto un sole cocente, prossimo all'agonia, diventa facile preda di aquile e corvi. Lo salva dalla morte l'arrivo sul posto di Lentulo Battiato (un ottimo Peter Ustinov) padrone a Capua di una rinomata scuola di gladiatori romani, il quale, rimasto colpito dalle descrizioni su ribellismo di Spartaco, fattegli dall'ufficiale romano, decide di prenderlo con sé per farlo diventare un buon gladiatore.

Spartaco a Capua accetta rassegnato le regole della scuola, finché esse vengono rispettate da tutti. Ma un giorno Lentulo Battiato, per non inimicarsi Crasso (Laurence Olivier), politico appartenente ai vertici dell'Impero romano, e per non rinunciare a una grossa somma di sesterzi da lui offerta, decide di metter su nella sua arena di Capua un duello a morte tra gladiatori, uno spettacolo che viola l'etica della prestigiosa scuola. Il trace nel duello con un suo compagno nero avrà la peggio, ma il nero gli risparmierà generosamente la vita e cercherà di uccidere Crasso arrampicandosi sul terrazzo dal quale egli assisteva allo spettacolo. Un soldato romano prontamente lo trafiggerà nella schiena con una lancia.

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martedì 12 giugno 2012

Recensione 7 DAYS IN HAVANA

Recensione 7 days in havana




Regia di Benicio Del Toro, Laurent Cantet, Julio Medem, Elia Suleiman, Pablo Trapero, Gaspar Noé, Juan Carlos Tabío con Emir Kusturica, Josh Hutcherson, Daniel Brühl, Elia Suleiman, Melissa Rivera, Jorge Perugorría, Vladimir Cruz, Mirta Ibarra, Luis Alberto Garcia, Daisy Granados

Recensione a cura di JackR

Il compito del cinema è quello di raccontare storie e ci sono luoghi nel mondo in grado non solo di ispirare la fantasia degli scrittori, ma anche di essere parte viva di un racconto, alla pari se non al di sopra dei personaggi (si pensi, tanto per fare due esempi, alla Parigi di Victor Hugo o alla New York di Woody Allen). L'intento di "7 days in Havana", film in sette episodi di altrettanti registi, è quello di mettere a fattor comune la capitale di Cuba per raccontarla da diverse angolature, mischiandone luoghi comuni, propaganda, miserie e glorie. Difficile giudicare un prodotto come questo pensandolo come un film unico. Non basta infatti la comune ambientazione per dare organicità e coerenza ad un progetto e non sempre i sette corti riescono davvero a far sentire L'Havana come il centro di gravità delle storie raccontate. La differenza di qualità dei singoli episodi, infine, suggerisce di trattare separatamente il giudizio sui vari "giorni" della settimana. Altri film simili - "Paris Je T'Aime" o "New York Stories", ad esempio - beneficiano di maggiore continuità tra i vari segmenti, almeno a livello stilistico, e si possono guardare più facilmente come un insieme. "7 Days in Havana" contiene essenzialmente due tipi di storie: quelle che raccontano del contatto tra un visitatore e la città (è il caso di Lunedì: "El Yuma", Martedì: "Jam Session" e Giovedì: "Diary of a Beginner") e quelle che raccontano storie di abitanti della città (Mercoledì: "La tentacion de Cecilia", Venerdì: "Ritual", Sabato: "Dulce Amargo", Domenica: "La fuente").

Più facile immedesimarsi ed entrare nella prospettiva dei primi tre. Lunedì: "El Yuma" (di Benicio del Toro) racconta della prima notte a L'Havana di un giovane studente di cinema americano (Josh Hutcherson), che si perde nei bar della capitale alla ricerca di sesso - trovando la cosa più difficile del previsto. Del Toro esordisce alla regia con un compito facile: introdurre lo spettatore (americano) nella capitale di Cuba, facendosi ambasciatore del progetto e - volutamente? - restando vicino ai luoghi comuni dell'immaginario occidentale. Già più interessante è "Jam Session", di Pablo Trapero, che racconta di Emir Kusturica, nei panni di se stesso, mentre rende la vita impossibile al suo autista, che si rivela essere un musicista formidabile. "Diary of a Beginner", di e con Elia Suleiman è il gioiello del film. Praticamente muto, ma divertentissimo, il corto di Suleiman racconta di un turista palestinese che aspetta la fine di un interminabile discorso di Fidel per una pratica burocratica. Anche dal punto di vista registico, questo è il segmento che meglio racconta la città ed i suoi scorci, non senza una punta di dolente ironia. Lo sguardo imbambolato e smarrito di Suleiman che fa da contraltare alle vedute da cartolina de L'Havana racchiude perfettamente la sensazione di spaesamento e sorpresa che i tre corti fin qui descritti vogliono comunicare. Se solo casualmente è il corto centrale, è certamente importante far notare che "Diary of a Beginner" è il punto di raccordo tra l'immutabilità di una città sospesa in una dimensione temporale unica, dovuta alle condizioni politiche di Cuba, e la fugacità dello sguardo del turista che ne coglie solo il presente e può ignorarne il dramma.

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