giovedì 7 giugno 2012

Recensione LA COSA (2011)

Recensione la cosa (2011)




Regia di Matthijs van Heijningen Jr. con Mary Elizabeth Winstead, Joel Edgerton, Eric Christian Olsen, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Ulrich Thomsen, Jonathan Walker, Stig Henrik Hoff, Kim Bubbs, Trond Espen Seim, Jorgen Langhelle

Recensione a cura di The Gaunt (voto: 5,0)

Tale John Carpenter, non uno qualsiasi, nel 1982 decise di fare il remake di "La cosa da un altro mondo" di Christian Nyby e prodotto da Howard Hawks, nume tutelare dello stesso Carpenter. Il risultato fu uno dei film più paranoici e angosciosi di quel decennio. Una delle commistioni più riuscite fra horror e fantascienza, talmente riuscito nel suo intento da essere un clamoroso fiasco al box office americano ancora troppo ammaliato dagli occhioni di "E.T." di Spielberg.
Sicuramente non fu una scelta molto lungimirante dei distributori dell'epoca, mettere a confronto una creaturina dolce ed indifesa come l'alieno spielberghiano, con un'altra che non poteva nemmeno definirsi brutta, perché non aveva una forma definita, e capace di seminare discordia fra un gruppo di individui, grazie proprio alla peculiarità di replicarli ed assimilarli: essere le persone che si vedevano tutti i giorni e non esserlo allo stesso tempo. Fortunatamente il tempo ha dato ragione al film di Carpenter per un suo recupero sia presso il pubblico che la stessa critica che lo aveva superficialmente bocciato.
"La Cosa" di John Carpenter era un remake, ma se ne discostava fin da subito, rimanendo più ancorato alla sua origine letteraria, cioè il racconto di Campbell. Sembrava quindi la chiusura di un cerchio.
Stop? Fine? Nulla di più sbagliato.

In un periodo di crisi come questo che sta attraversando specialmente l'horror americano, il caso di "The Thing" potrebbe essere preso quasi a simbolo, se non altro per le sue caratteristiche intrinseche della storia, di una mancanza di idee che sembra non avere fine. E' pervicace l'accanimento nei confronti delle pellicole horror di quello che è considerato come il periodo d'oro di questo genere, iniziato con la rivoluzione operata da "La notte dei morti viventi" di George Romero.
Il meccanismo sembra essere lo stesso della "Cosa": prendere un film di quell'epoca, assimilarlo, replicarlo andando incontro ai gusti del pubblico attuale. Una politica talmente autolesionista che non tiene conto minimamente della sterminata letteratura horror che gli americani hanno a loro disposizione. E' possibile che nemmeno da fonti letterarie riescano a trovare un minimo di ispirazione? Sembra proprio di no perché, aldilà di qualche produzione indipendente di buona qualità, la politica del remake sta pericolosamente sconfinando anche verso film stranieri dello stesso genere (tocca anche a "Suspiria" di Argento, per citare un esempio), ma attuata anche verso film non propriamente horror come il recente "Cane di paglia". Una mania per il remake che si sta diffondendo come un virus. Come la singola cellula della Cosa.

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