lunedì 11 giugno 2012

Recensione LA GUERRA E' DICHIARATA

Recensione la guerra e' dichiarata




Regia di Valérie Donzelli con Valérie Donzelli, Jérémie Elkaïm, Brigitte Sy, Michèle Moretti, Elina Löwensohn, Philippe Laudenbach, Bastien Bouillon

Recensione a cura di pompiere (voto: 5,0)

Juliette e Roméo (Valérie Donzelli e Jérémie Elkaïm) si innamorano al primo sguardo. Tra jogging, giri in bicicletta e baci sulle panchine del parco, la loro giovane unione genera un bimbo di nome Adam. I genitori guadagnano abbastanza per tirare avanti, ognuno con i propri sogni nel cassetto: la prima vorrebbe diventare una grande artista nel settore dell'abbigliamento e l'altro titolare di una casa discografica.
Solo che Adam piange continuamente, viziato dalle numerose e asfissianti poppate imposte dalla madre. Poi, i primi 18 mesi del bimbo rivelano altri sintomi più preoccupanti: non cammina, vomita spesso e hai dei violenti attacchi di tosse. Il responso medico è uno dei più tragici.

"La guerre est déclaré" dipende principalmente da interessanti soluzioni di montaggio che separano le scene toccanti (non si arriva quasi mai al ricatto emotivo) da quelle liberatorie, in un susseguirsi di penetranti stoccate che danno risalto ai dettagli.
Sfortunatamente la caduta di questo ritmo è dolorosa. Al susseguirsi d'immagini essenziali subentra una voce narrante dai toni esplicativi che rende la vicenda troppo magniloquente (va da sé che le vicende si rifanno a un vero accadimento occorso proprio ai due attori che recitano se stessi), raccontata attraverso espressività documentaristiche che fanno storcere il naso per la scelta della cifra stilistica.
Perché il suono è un elemento portante del film: si pensi al pianto del bambino, alle imprecazioni, al volume spesso survoltato di certe canzoni. Si aggiungano parentesi danzerecce, che aprono a sentimenti da musical, e duetti di karaoke a distanza a ribadire l'intesa dei due amanti, ed ecco insinuarsi il dubbio su come il film non sappia descrivere e approfondire la storia senza far ricorso a smielate fuori luogo e a tattiche adolescenziali in stile "La Boum".
Per non parlare dell'ardito componimento musicale che, se da un lato apre il cuore a un sentimento piacevole che distrae dal dramma, dall'altro sembra più adatto a un porno-soft (vedasi la scena in cui i protagonisti camminano in un corridoio dirigendosi verso la sala operatoria: è un momento di angoscia cruciale, attenuato da sbuffi di borotalco non richiesti ad alleviare i bruciori del culetto).

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