martedì 12 giugno 2012

Recensione 7 DAYS IN HAVANA

Recensione 7 days in havana




Regia di Benicio Del Toro, Laurent Cantet, Julio Medem, Elia Suleiman, Pablo Trapero, Gaspar Noé, Juan Carlos Tabío con Emir Kusturica, Josh Hutcherson, Daniel Brühl, Elia Suleiman, Melissa Rivera, Jorge Perugorría, Vladimir Cruz, Mirta Ibarra, Luis Alberto Garcia, Daisy Granados

Recensione a cura di JackR

Il compito del cinema è quello di raccontare storie e ci sono luoghi nel mondo in grado non solo di ispirare la fantasia degli scrittori, ma anche di essere parte viva di un racconto, alla pari se non al di sopra dei personaggi (si pensi, tanto per fare due esempi, alla Parigi di Victor Hugo o alla New York di Woody Allen). L'intento di "7 days in Havana", film in sette episodi di altrettanti registi, è quello di mettere a fattor comune la capitale di Cuba per raccontarla da diverse angolature, mischiandone luoghi comuni, propaganda, miserie e glorie. Difficile giudicare un prodotto come questo pensandolo come un film unico. Non basta infatti la comune ambientazione per dare organicità e coerenza ad un progetto e non sempre i sette corti riescono davvero a far sentire L'Havana come il centro di gravità delle storie raccontate. La differenza di qualità dei singoli episodi, infine, suggerisce di trattare separatamente il giudizio sui vari "giorni" della settimana. Altri film simili - "Paris Je T'Aime" o "New York Stories", ad esempio - beneficiano di maggiore continuità tra i vari segmenti, almeno a livello stilistico, e si possono guardare più facilmente come un insieme. "7 Days in Havana" contiene essenzialmente due tipi di storie: quelle che raccontano del contatto tra un visitatore e la città (è il caso di Lunedì: "El Yuma", Martedì: "Jam Session" e Giovedì: "Diary of a Beginner") e quelle che raccontano storie di abitanti della città (Mercoledì: "La tentacion de Cecilia", Venerdì: "Ritual", Sabato: "Dulce Amargo", Domenica: "La fuente").

Più facile immedesimarsi ed entrare nella prospettiva dei primi tre. Lunedì: "El Yuma" (di Benicio del Toro) racconta della prima notte a L'Havana di un giovane studente di cinema americano (Josh Hutcherson), che si perde nei bar della capitale alla ricerca di sesso - trovando la cosa più difficile del previsto. Del Toro esordisce alla regia con un compito facile: introdurre lo spettatore (americano) nella capitale di Cuba, facendosi ambasciatore del progetto e - volutamente? - restando vicino ai luoghi comuni dell'immaginario occidentale. Già più interessante è "Jam Session", di Pablo Trapero, che racconta di Emir Kusturica, nei panni di se stesso, mentre rende la vita impossibile al suo autista, che si rivela essere un musicista formidabile. "Diary of a Beginner", di e con Elia Suleiman è il gioiello del film. Praticamente muto, ma divertentissimo, il corto di Suleiman racconta di un turista palestinese che aspetta la fine di un interminabile discorso di Fidel per una pratica burocratica. Anche dal punto di vista registico, questo è il segmento che meglio racconta la città ed i suoi scorci, non senza una punta di dolente ironia. Lo sguardo imbambolato e smarrito di Suleiman che fa da contraltare alle vedute da cartolina de L'Havana racchiude perfettamente la sensazione di spaesamento e sorpresa che i tre corti fin qui descritti vogliono comunicare. Se solo casualmente è il corto centrale, è certamente importante far notare che "Diary of a Beginner" è il punto di raccordo tra l'immutabilità di una città sospesa in una dimensione temporale unica, dovuta alle condizioni politiche di Cuba, e la fugacità dello sguardo del turista che ne coglie solo il presente e può ignorarne il dramma.

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