venerdì 14 giugno 2013

Recensione PRANZO MISTERIOSO

Recensione pranzo misterioso




Regia di Bob Balaban con Randy Quaid, Mary Beth Hurt, Bryan Madorsky

Recensione a cura di dubitas (voto: 7,0)

Ambientato nell'America anni '50, il film parla della storia di un bambino, Michael, che, dopo essersi trasferito nel Massacchussets, dovrà iniziare una "nuova vita", trovare nuovi amici e soprattutto convivere con le stranissime abitudini alimentari dei genitori, che sembrano gradire solamente carne umana per i loro pranzi e cene.
L'avere due genitori cannibali e malati (in una scena vengono inquadrati fare sesso coperti di sangue delle loro vittime) lo porta a chiudersi in se stesso e a vivere in una realtà isolata, fatta di incubi notturni, ossessioni, pensieri ricorrenti. Il colore che sempre ritorna è il rosso: rosso il sangue, rossi gli incubi notturni, rosso il colore che usa nei suoi disegnini scolastici.
Michael riesce a fare amicizia con una ragazza, Sheila, che dice di provenire dalla luna e di non avere genitori, salvo poi scoprirsi una mitomane alla ricerca di attenzione, poco seguita anche lei dai genitori ubriaconi e irresponsabili. Sheila porterà Michael ad aprirsi sempre di più e a scoprire cose nuove, determinanti per lo sviluppo della vicenda, mentre un'altra figura (quella della psicologia della scuola), ricercatrice nervosa e fumatrice, cercherà di scoprire che cosa si cela nel dramma interiore del bambino e nel suo struggente silenzio. Come si può notare entrambe le figure vedono nel bambino un "alter ego" poiché anche loro cercano di evadere da una vita, o meglio da una società, della quale rifiutano i valori.
Intanto il papà di Michael, sempre più preoccupato del fatto che il figlio non mangi niente, decide di spiarlo e capire così il perché di molti suoi atteggiamenti a tavola, salvo poi scoprire la sua natura traditrice e il suo odio profondo, accompagnato da un graduale desiderio di "fuggire" dall'ambiente familiare.

"Parents" è firmato dal regista Bob Balaban, la cui carriera è caratterizzata soprattutto da comparse in sit-com americane (come "Seinfeld") mentre la sceneggiatura è affidata al meno conosciuto Christopher Hawthorne.
E' difficile far rientrare "Parents" in un genere definito, forse perché oggi di film come questo se ne realizzano pochi mentre un tempo, negli anni '80, erano piuttosto frequenti. Qualcuno lo considera un "surrealist horror", qualcun altro una "commedy horror" ed altri ancora un horror puro e semplice (visto che tratta del tema del cannibalismo). Ad ogni modo non manca mai la vena ironica e l'elemento horror non è mai portato ad alti livelli ma sempre abbozzato superficialmente. Così la famiglia non ci apparirà come una crazy family alla "Non aprite quella porta", perché Balaban voleva dipingere un quadro familiare grottesco, paragonabile alla famiglia Addams. E non solo. Voleva anche proporre una denuncia sociale alla middle class americana anni '80 mettendone in luce gli aspetti più contraddittori e ipocriti come il voler "apparire" e non il voler "essere" (da qui la necessità di nascondere il vero "essere" agli altri, ricorrendo al giochetto dell'invisibilità).

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