Recensione solo dio perdona - only god forgives
Recensione a cura di Mimmot
Nicolas Winding Refn, regista danese, icona del popolo cinefilo, non fa mistero di amare un cinema dall'abbagliante impatto visivo, intriso di un alone metafisico, per certi versi più vicino alla cinematografia orientale piuttosto che agli stereotipi di certo cinema hollywoodiano.
Un cinema, il suo, controllato, quasi cerebrale, eppure sempre straordinariamente potente, suggestivo e perturbante, esteticamente affascinante e concettualmente straniante, in cui i toni e le atmosfere notturne e rarefatte vengono estremizzate per piegarle a un racconto più complesso, pieno di sottigliezze e di sfaccettature. Per questo è considerato un regista di culto, capace di creare personaggi estremi, tra violenze disumane e lirici silenzi. Un cineasta in grado di realizzare pellicole considerate di nicchia in tutto il mondo, eppure capaci di vincere premi nei vari festival cinematografici.
"Only God Forgives", il suo ultimo film, anche stavolta con Ryan Gosling come protagonista, non fa eccezione alla regola, ma segna un punto di svolta nella sua carriera professionale. Si tratta di un "revenge movie" con cui il regista danese riprende il suo discorso sul cinema della criminalità e della violenza, che ha caratterizzato un po' tutta la sua cinematografia precedente a cominciare da "Pusher", viste come sole modalità significative del caos; ma sposta il suo sguardo dalla malavita losangelina per rivolgerlo verso quella orientale, dove il surplus di violenza si crede possa essere meglio accettato e forse anche rivestito di significati ascetici e spirituali.
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