venerdì 20 ottobre 2006

Recensione PROFUMO - STORIA DI UN ASSASSINO

Recensione profumo - storia di un assassino




Regia di Tom Tykwer con Dustin Hoffman, Alan Rickman, Ben Whishaw, Corinna Harfouch, Rachel Hurd-Wood, Paul Berrondo

Recensione a cura di Carlo Baldacci Carli (voto: 7,0)

"Il profumo" di Patrick Süskind, edito nel 1985, è un'opera letteraria complessa e per alcuni versi difficile. Realizzarne una trasposizione cinematografica era un'impresa assai ardua. Il primo a prendere in considerazione tale progetto fu un regista del calibro di Stanley Kubrick, che però dopo aver studiato a fondo la questione valutò che "Il profumo" fosse letteralmente "impossibile da filmare".
Altri registi, fra cui anche Milos Forman e Martin Scorsese, vi si interessarono, ma tutti alla fine abbandonarono il progetto. Tuttavia dopo vent'anni, il libro di Süskind è divenuto un film per mano del regista tedesco Tom Tykwer, noto al pubblico italiano soprattutto per "Lola Corre", ma già autore di una decina di pellicole, le prime delle quali da lui stesso prodotte.

"Profumo - Storia di un Assassino" è il risultato di progetto ambizioso ed ostico, che ha richiesto uno sforzo produttivo importante (cinquanta milioni di euro).
Le difficoltà principali che si incontrano nella realizzazione di questa trasposizione non consistono solamente nel tanto sbandierato fatto che gli odori, che sono al centro della storia, non sono filmabili. Ma si deve riconoscere che portare sullo schermo un best seller, che ha venduto oltre quindici milioni di copie, è già di per sé una bella sfida. A questo si aggiunge il fatto che la vicenda è ambientata nella Francia prerivoluzionaria della metà del settecento, da cui la necessità di un'accurata ricostruzione storica e scenografica. E poi la difficilissima caratterizzazione di un protagonista, che percependo il mondo attraverso gli odori, filtra la realtà in modo diverso dagli altri esseri umani e si rapporta col prossimo in una maniera personale e particolare.
Tykwer ha raccolto la sfida, è riuscito a convincere Süskind a concedere il suo placet (ricompensatogli con dieci milioni di euro), che egli aveva rifiutato tanto a Ridley Scott quanto a Tim Burton, e ha realizzato questo film.

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