Recensione a scanner darkly
Recensione a cura di matteoscarface
Se la società degli anni '70 descritta da Philip K. Dick nel suo romanzo del 1977 era contorta, paranoica, spietata e corrotta, quella del film di Linklater, aggiornata ai nostri giorni, non è da meno, e forse è anche peggiore.
La completa sfiducia nelle istituzioni, la paura, o meglio la paranoia serpeggiante, della repressione come strumento per limitare le libertà sono le tematiche predilette dallo scrittore e dal regista Linklater, che segue le gesta dei tossici con uno stile allucinato ma allo stesso tempo lucido, come se la cinepresa fosse l'occhio di un oscuro scrutatore che li osserva, sballato, ma impietoso.
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