Recensione in questo mondo libero
Recensione a cura di kowalsky (voto: 8,5)
Le ragioni e le pretese del cinema sociale vengono spesso mistificate dall'enfatizzazione della tematica corrente, come se tutto ciò aderisse a una sorta di ricatto emotivo, costringendo in questo modo lo spettatore alla propria espiazione empatica: il regista sa in questo modo di poter rivendicare e solle-citare l'Idealismo confuso o represso della gente.
Quest'improvvisa urgenza di tematiche sociali segna in realtà proprio la sconfinata Indifferenza (o superficialità) del mondo di oggi, e in particolare nella no-stra penisola dove abbiamo assistito di recente alla Morte definitiva (ma non si sa mai) del cinema di denuncia sociale: collocato negli spazi angusti di un tele-romanzo ("L'ora di punta") o nel romanzesco "Diario di picciotto" ("Il Dolce e l'Amaro") il cinema Italiano sembra voler assolvere (anzichè condannare) i Mali correnti dei suoi personaggi.
Per altri versi, Micheal Moore è esemplare proprio nel tentativo strumentale di costringere gli spettatori a parteggiare per lui e per le sue invettive: lo dimostra lo stesso "Sicko", denuncia plebiscitaria ma ecumenica a favore (oh sì) dell'empatico rapporto con gli ammiratori dei suoi film.
Moore non ci chiede di sapere, ma sa di illuminarci e chiede di avere tutti dalla sua parte. In un certo senso è l'opposto dei notiziari, ma è un'opposto quantomeno irrilevante.
Noi non siamo Liberi, non viviamo in un mondo Libero, e non lo sappiamo.
Noi dipendiamo esclusivamente dalle bugie (di una parte) o dalla verità prefabbricata (di un'altra parte) che sancisce le nostre reazioni emotive.
Ad un primo impatto, il nuovo film di Loach sembrerà perfetto, inattaccabile sotto tutti i punti di vista, e probabilmente lo è. Eppure la storia di Angie non è estranea alla logica che vorrebbe "guidare" lo spettatore verso una realtà che ci tormenta, o il più delle volte può lasciarci moderatamente indifferenti.
Lo spettatore che entra nella sala per un film di Loach ne esce colmo di grati-tudine perchè qualcuno ha osato disinnescare le nostre difese individuali, ha esasperato quella linea della Ragione (e dell'Idealismo represso da pigrizia e influenze più o meno esterne) che non trova spesso elementi atti a promulgarla.
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