Recensione un'impresa da dio
Recensione a cura di peucezia (voto: 6,5)
Sequel di "Una settimana da dio" e sull'onda della moda americana dei film demenzial-religiosi (da ricordare "Dogma", film che subì in Italia un certo ostracismo) "Un'impresa da dio" conferma come interprete "supremo" Morgan Freeman che però in questo secondo episodio appare solo a macchia di leopardo; più che sufficiente comunque per poter dire "Io sono" (e meno male che ci sei tu caro Morgan!).
Al posto di Jim Carrey, schizzato e filosofeggiante ma sempre molto in parte in quasi tutte le sue interpretazioni, c'è Steve Carrel, il "vergine quarantenne" (si fa un cenno vago al film in una sequenza) affiancato da Lauren Graham, nota a tutte le adolescenti per il popolare telefilm "Una mamma per amica" ("Gilmore girls" il titolo originale). Carrel ce la mette tutta per riuscire a sostituire Carrey, ma purtroppo, pur dotato di una discreta vis comica, non è certo aiutato in toto dalla sceneggiatura sicuramente lacunosa né dagli altri interpreti fondamentalmente assenti: la Graham non sa fare altro che la mogliettina carina mentre John Goodman, robusto caratterista e comico anche trasgressivo e simpatico (ricordiamo "I Flinstones" ma anche "The Big Lebowsky" e la serie di telefilm "Pappa e Ciccia"accanto a Roseann Barr), qui appare lontano anni luce dalle sue potenzialità.
La storia resta così interamente sulle spalle di Carrel, praticamente sempre in scena. Lo spettatore assiste momento per momento alla sua trasformazione da scettico edonista a buffo patriarca, e l'idea pur esile crea comunque una certa ilarità; peccato però che le risate si possano contare col contagocce.
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