Recensione johnny guitar
Recensione a cura di Mimmot
C'è stato un tempo in cui il cinema western ha riempito le sale di tutto il mondo, facendoci sognare con le sue storie di avventure e di frontiera, dove la terra è di tutti e di nessuno, dove il tempo scorre via lento ma incessante, la vita è difficile e precaria, la legge la fanno le forche e le pistole, gli uomini sono eroi grintosi e implacabili oppure fuorilegge spietati e crudeli, le donne fedeli compagne o spudorate sgualdrine.
Visto sotto quest'ottica, Johnny Guitar è un western atipico, un western solo per modo di dire.
Del western ha la stuttura e il ritmo ma non la sostanza. Certo gli ambienti, i paesaggi, la luce, gli incastri narrativi, la durezza della vita insita nella natura e nel quotidiano, le allegorie e gli stereotipi sono quelli classici del cinema western; è la sostanza, sono i contenuti e i significati che fanno di "Johnny Guitar" un film dalle tematiche estremamente complesse, ma al tempo stesso un film della tradizione popolare, un film che parla di intolleranza e di libertà, di scelte e di decisioni, di forza e di determinatezza delle donne, di amore incondizionato e di odio implacabile.
E poi, tra le pieghe di tutto questo, ma non molto velata, c'è la denuncia dell'ostracismo, illogico e illiberale, del maccartismo che allora imperava ad Hollywood e del puritanesimo repressivo della società americana.
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