Recensione cloverfield
Recensione a cura di ferro84 (voto: 7,0)
Se la mancanza di idee è alla base della crisi del cinema degli ultimi anni, è possibile che nelle nostre sale approdi un prodotto realmente innovativo? Sopraffatti come siamo dalle nuove tecnologie e dall'overdose di effetti speciali, è sempre più difficile poter apprezzare un prodotto che sappia piacevolmente impressionare.
La sperimentazione è stata confinata in un certo cinema indipendente soprattutto europeo, ma se parliamo di "Cloverfield" il discorso cambia: dietro l'apparenza di un classico disaster movie si cela un film realizzato con tecniche del tutto originali sia nella produzione che nell'operazione di maketing che lo ha preceduto.
"Cloverfield" trasporta sul grande schermo gran parte delle innovazioni che la televisione americana ed in parte europea (Italia esclusa, ovviamente) hanno prodotto negli ultimi anni. Alla base della pellicola c'è una rivisitazione delle tecniche del racconto per immagini; gli sceneggiatori di serial televisivi sono riusciti a dimostrare che non è importante cosa si racconta, bensì "il come": serie del calibro di "Dottor House", "I Soprano", "Desperate Housewives", "Ally McBeal", "Lost" o "Alias" dimostrano che è possibile riproporre vecchie formule - le vicende di un ospedale, di uno studio legale o di una famiglia mafiosa - semplicemente proponendo un nuovo linguaggio, intrigando il pubblico con personaggi complessi e ricchi di sfaccettature.
In questo campo J.J. Abrams rappresenta sicuramente la figura più rappresentativa e incisiva di questo rinnovamento: ad Abrams dobbiamo infatti serie come "Alias" e "Lost", quest'ultimo diventato, grazie ad un sapiente dosaggio di marketing azzeccato e sceneggiatura sapiente, un prodotto capace di stimolare la curiosità del pubblico diventando un vero e proprio fenomeno di costume paragonabile al "Twin Peaks" di Lynch e Frost.
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