Recensione sogni e delitti
Recensione a cura di GiorgioVillosio
Il grande Woody ha superato da alcuni anni i settanta: così, la stella "esistenziale" di uno dei più geniali autori del cinema di sempre va inevitabilmente verso l'estinzione.
Fatale, dunque, che il mondo dei suoi pensieri si orienti diversamente, interrogandosi sui più grandi dilemmi dell'esistenza: i perché della vita, l'imprevedibilità della sorte, la cecità del destino e gli abissi del peccato, coi dolorosi sensi di colpa che ne conseguono.
Affrontando questo nuovo corso, il geniale Woody sembra avere scelto come terreno ideale la vecchia Inghilterra, con un proposito che ci è comunque oscuro: forse perché in tema di delitti ha fatto scuola coi suoi maestri del brivido, lasciandogliene un ricordo subliminale? Oppure, fantasticando, perché la natura fondamentalmente ebrea dell'autore voglia tornare più vicino alle radici profonde, appropinquandosi la dipartita? O ancora perché il vecchio continente gli sembra, in una visione metaforica dell'esistenza, più consono ad una storia di declino fatale rispetto alla "ancor giovane" America Yankee?
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