mercoledì 20 febbraio 2008

Recensione NAPOLI MILIONARIA

Recensione napoli milionaria




Regia di Eduardo De Filippo con Eduardo De Filippo, Titina De Filippo, Delia Scala, Leda Gloria

Recensione a cura di peucezia

Commedia tragica uscita quando in gran parte della penisola gli echi del conflitto non si erano ancora spenti, "Napoli milionaria" ha dato ad Eduardo De Filippo un grande successo nazionale ed oltre i confini, anche se il grande commediografo napoletano non ha voluto in seguito rappresentarla tanto spesso.
La trasposizione cinematografica però non è del tutto fedele al testo teatrale, ma piuttosto si presenta quasi come un'integrazione che costruisce l'antefatto e il finale che mancavano alla commedia conclusa con un allegorico "Ha dda passa' 'a nuttata".

Eduardo introduce nella vicenda un personaggio inesistente nell'originale, interpretato dall'amico Totò e cioè Pasquale, un povero cristo che si arrabatta continuamente per tirare a campare, ed è a lui che Eduardo cede una delle scene chiave dell'intera storia: quella cioè del finto morto che conclude il primo atto.
La storia si divide in tre quadri principali: prologo (anteguerra arricchito dal duetto Totò-Eduardo sulle cause dello scoppio di un conflitto), guerra e dopoguerra a sua volta divisa in due parti distinte. Eduardo si sofferma più che sui personaggi originari della sua commedia sul vicolo e sui suoi abitanti intendendo dare una visione d'insieme, nel contempo però i suoi personaggi non finiscono penalizzati da questa rilettura poiché un occhio attento è in grado di approfondire certe loro caratteristiche che altrimenti sarebbero sfuggite allo spettatore (donna Adelaide, interpretata dalla sorella Titina nel ruolo di una affittacamere un po' tirchia, la figlia "perduta", il figlio Amedeo vittima di se stesso e delle sue cattive compagnie). La protagonista principale Leda Gloria (futura moglie di Peppone nel ciclo di don Camillo) pur valida non riesce a dare al suo personaggio il pathos della sua corrispettiva Regina Bianchi interprete di una felice trasposizione televisiva del 1962, ma è proprio nei personaggi minori la forza del film che attraverso questi minuscoli bozzetti rendono il continuo passaggio da commedia a tragedia.

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