Recensione il cacciatore di aquiloni
Recensione a cura di GiorgioVillosio
Nel contesto della guerra in Afghanistan, un ragazzino ricco tradisce l'amico povero, grande cacciatore di aquiloni, portando con sè il senso di colpa per tutta la vita, fino a quando tornerà nel suo Paese, ancora in guerra, per riscattarsi.
Il mito e la letteratura ci hanno tramandato innumerevoli storie sull'Amicizia, quella con la A maiuscola, come sentimento superiore, in cui non entrano in campo interessi, calcoli, invidie e competizioni ma, invece, affetti sinceri, ammirazione e vocazioni altruistiche. L'altruismo, ad esempio, che nell'Iliade porta Patroclo a vestire inutilmente i panni di Achille per salvargli la vita; o che, nella Bibbia, fa dire da Rut a Noemi: "Dovunque tu muoia, io morirò e lì sarò sepolta. Solo la morte potrà dividerci".
Parimenti potremmo citare, rifacendoci alla storia della Grecia classica, le storie di Damone e Finzia, allievi di Pitagora, la cui storia è esempio di amicizia assoluta, fondata sulla massima fiducia reciproca; o ancora, volendo, le vicende di Eurialo e Niso nell'Eneide.
A quei tempi l'amicizia era vista come una delle virtù più alte, elemento fondamentale per la felicità e la completa realizzazione nella vita; tanto che Aristotele diceva: "senza amici nessuno sceglierebbe di vivere, anche se avesse tutti gli altri beni", sostenendo che l'amicizia perfetta è tra uomini buoni e simili per virtù, che amano gli amici per quello che sono.
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