mercoledì 16 aprile 2008

Recensione MAGHI E VIAGGIATORI

Recensione maghi e viaggiatori




Regia di Khyentse Norbu con Tshewang Dendup, Lhakpa Dorji, Sonam Kinga, Sonam Lhamo, Deki Yangzom

Recensione a cura di Severino Faccin (voto: 9,0)

Opera seconda di Khyentse Norbu, "Maghi e viaggiatori" accompagna lo spettatore, così come i protagonisti che ascoltano le storie del monaco viandante, dentro un mondo fatto di incantesimi, di pozioni, di innocenza perduta e di amore contrastato, di torbide passioni e di sudditanza verso un marito-padrone, di abbandono, di omicidio e di morte. È il mondo in cui trova forma il racconto di Tashi che, dopo aver bevuto una pozione magica si trova scaraventato nella capanna in cui vivono il vecchio Agay e la sua giovane moglie Deki, e con Deki vivrà una relazione amorosa portata fino alle estreme conseguenze. Il tutto avvolto in un'atmosfera che ha il potere di trasportare chi osserva entro una dimensione incorporea dove il confine tra il vissuto reale e l'immaginario non è mai distinto.
Ciò che succede non è mai cercato o voluto dagli uomini, è conseguenza delle loro azioni e dei meriti accumulati in questa vita. È così anche per il giovane Dondup che ha perso l'autobus e si ritrova in compagnia del monaco e degli altri viaggiatori. Partito dal lontano villaggio dove è funzionario governativo, alla volta della capitale Thimphu, sebbene proiettato mentalmente verso gli Stati Uniti, si innamorerà strada facendo della graziosa Sonam che sta accompagnando il padre al mercato. Quale sarà il suo karma: rimanere legato a Sonam nel Bhutan o raggiungere l'agognata America?

La trama lascia intendere che Dondup sceglierà l'America, ma noi preferiamo credere in un finale aperto. Grazie alla complicità del monaco che tiene assieme le fila del racconto e che sembra manovrare come un burattinaio i movimenti e le reazioni dei suoi compagni di viaggio, la storia, pur così pregna di simbologie e accenni al conosciuto e all'inconosciuto, si carica di fascino per la sua semplicità, mentre culla lo spettatore in un limbo sospeso tra sogno e realtà. Se però non fosse questo il vero percorso che il regista Norbu intende suggerire? Se "Maghi e viaggiatori" non fosse quello che sembra: un involucro per una storia che contiene al suo interno un'altra storia? Se il monaco che tanta influenza sembra esercitare sui suoi compagni di strada da indirizzarne i comportamenti, volesse invece condurli, e noi con loro, in un viaggio nel trascendentale, facendoci rivivere in prima persona le gesta dei personaggi dei suoi racconti? Un'esperienza affatto inusuale in un universo popolato di maghi e taumaturghi, di spiriti che dimorano nell'aria, dove - sarà l'altitudine, sarà il silenzio e l'isolamento, sarà la solitudine - la pratica meditativa e la magia rendono possibile compiere viaggi mentali e fisici da un luogo a un altro, da una dimensione a un'altra, senza mai essersi messi in cammino...

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