venerdì 11 aprile 2008

Recensione LA ZONA

Recensione la zona




Regia di Rodrigo Plà con Daniel Giménez Cacho, Maribel Verdú, Carlos Bardem, Daniel Tovar, Alan Chávez, Mario Zaragoza, Marina de Tavira

Recensione a cura di Mimmot

Non sempre la nostra immaginazione ha la capacità di intuire pienamente di cosa può essere capace l'uomo, quando regredisce allo stato primordiale per difendere la propria agiatezza e il proprio benessere.
Basta guardare questo film per capire che la realtà, spesso, va ben al di là dell'immaginazione e che la paura crea un muro tra chi ha tutto e il "diverso" che non ha nulla; per capire come il desiderio di sicurezza si trasformi in ossessione, come la differenza di classe possa diventare odio di classe, come cittadini modello possano trasformarsi in giustizieri.
Tutto ciò ci viene mostrato in questo piccolo, importante film, che tutti dovremmo vedere e rivedere, soprattutto i "giustizialisti" di casa nostra, che vedono "il muro" come la sola panacea contro tutti i mali del nuovo millennio.

Vincitore del premio "Opera Prima - Luigi De Laurentiis" alla Mostra di Venezia 2007, dove è stato presentato alle Giornate degli autori, e vincitore dal "Premio internazionale della critica" al Festival di Toronto, "La Zona" è il film d'esordio del trentenne regista Rodrigo Plà.
Uruguayano d'origine, Plà vive e lavora a Città del Messico, una delle città più popolose del pianeta, dove una moltitudine disperatamente povera si confronta quotidianamente con una minoranza di sfacciatamente ricchi che, per paura e per isteria collettiva, si rinchiudono in prigioni dorate, in cui le autorità sono corrotte e la legalità si fa latitante e, invece di cercare di cambiare la società, si costruiscono una sorta di spazio autarchico che gli permetta di evitare di entrare in contatto con le masse disperate che vivono appena al di là del muro, la cui unica alternativa sono il furto e la violenza.
E' questo un film necessario, che tocca corde emozionali molto forti e ci invita a riflettere sull'aberrate principio per cui ognuno è leggittimato a farsi giustizia da sè, quando sente minacciato il suo mondo, la sua sicurezza, il suo benessere.

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