lunedì 21 aprile 2008

Recensione L'INNOCENZA DEL PECCATO

Recensione l'innocenza del peccato




Regia di Claude Chabrol con Ludivine Sagnier, François Berléand, Benoît Magimel, Mathilda May, Caroline Sihol, Etienne Chicot, Marie Bunel, Valeria Cavalli

Recensione a cura di GiorgioVillosio

Il titolo originale del film sarebbe "La donna segata in due", come emerge dal facile simbolismo della scena finale, in cui la ragazza protagonista, dopo aver perso amante e marito, si riduce in solitudine, con un vecchio zio, sezionata in una scatola come fenomeno da circo. Dove la "dicotomìa", qui propriamente detta, starebbe nel destino incerto della giovane donna, contesa tra due "amori", o meglio tra due scelte esistenziali: quella precipuamente sentimentale, e quella della stabilità, economica e famigliare.
Bisticcio, peraltro, mal posto all'origine, non essendo affatto credibili né il vecchio drudo come vessillifero d'amore, né tanto meno il giovane marito psicolabile come punto di appoggio stabilizzante.
Come poi da una vicenda così mal impostata si approdi al titolo italiano di "L'innocenza del peccato" è davvero difficile capire; se non per l'intenzione pretestuosa di attirare pubblico con un titolo pruriginoso.

E' difficile mettere ordine nei pensieri confusi di uno Chabrol tanto invecchiato da perdersi nei meandri di quello che fu un suo vecchio talento, l'analisi e l'introspezione psicologica, unita al brivido del noir; potrebbe azzardarsi che è in effetti vero che la donna oscilli tendenzialmente tra la tentazione dell'amore assoluto e l'abbandono alle emozioni ed un sano calcolo "contadino", pragmatico ed opportunista, che la porta ad accoccolarsi al modesto tepore della protezione e della sicurezza. E' un po' la storia di tutte, come peraltro tramandato nella grande letteratura, da "Madame Bovary" a "Lady Chatterley".
In chiave simbolica, poi, è la stessa vicenda che porta le giovani donne a distinguere l'amore giovane, romantico e totalizzante dell'adolescenza dalla forte rassicurazione emotiva fornita dalla figura del padre, quell'Edipo incomprimibile che le accompagna per tutta la vita, e non sempre "armoniosamente".
Il coinvolgimento emozionale e la passione scatenano i sensi, spingendo alla sessualità e alla fecondazione; mentre una forza più calma, costante e controllata (l'appoggio paterno), proteggerà continuativamente i pargoli fino all'età adulta.

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