venerdì 4 aprile 2008

Recensione LA BANDA

Recensione la banda




Regia di Eran Kolrin con Sasson Gabai, Ronit Elkabetz, Saleh Bakri, Khalifa Natour

Recensione a cura di amterme63 (voto: 7,0)

Cosa succederebbe se una banda di musicisti egiziani si perdesse nel bel mezzo del territorio israeliano? E' quello che ha provato ad immaginare il 35enne regista israeliano Eran Kolirin, alla sua prima opera cinematografica, di cui ha curato anche la sceneggiatura.
Uno dei contrasti culturali più accesi e violenti del mondo di oggi è sciolto da Kolirin inserendolo in un contesto più individuale e universale, cioè quello dell'insoddisfazione e dell'incomunicabilità fra i singoli individui. Seguendo questo disegno, le regole culturali e religiose vengono rappresentate come un guscio esteriore, una specie di maschera che nasconde il nucleo dell'animo umano, che è uguale per tutte le razze e le nazioni. In questo modo le lotte e i contrasti che dilaniano i popoli del Medio Oriente non possono che apparire come qualcosa di insensato. Quello che ci vuole, secondo Kolirin, è la comprensione e l'aiuto reciproco, cominciando con considerare il mondo non composto da "categorie", ma solo da singoli individui, banali e meschini quanto si vuole, però ognuno con la propria storia, la propria dignità, la propria importanza.

La trama del film è molto semplice e scarna. La Banda della Polizia di Alessandria di Egitto è stata invitata a suonare all'inaugurazione di un Centro di Cultura Araba in Israele. Purtroppo, per un banale equivoco geografico, la banda si ritrova in un anonimo insediamento sperduto in mezzo al deserto. L'incidente mette a dura prova la coesione del gruppo; scoppiano contrasti soprattutto fra l'anziano direttore Tewfiq, un tipo un po' rigido e burocratico, ed il giovane Khaled, bello e anticonformista. L'impiccio viene risolto grazie all'aiuto della bella e avvenente ristoratrice israeliana Dina, la quale ospita Tewfiq e Khaled a casa sua e piazza gli altri componenti della banda in una famiglia del luogo. Il resto del film descrive i lunghi silenzi, i palesi imbarazzi e gli sforzi per stabilire un terreno comune su cui iniziare un dialogo.

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