Recensione jimmy della collina
Recensione a cura di matteoscarface
"Il cinema ha il compito di raccontare realtà che altrimenti non si conoscerebbero. Il cinema più di ogni altra cosa ha questa forza, questa potenza".
Con queste parole il regista Enrico Pau, professore di lettere e regista impegnato, presenta il suo film tratto da un romanzo di Massimo Carlotto.
Non è un caso se questa dichiarazione può essere tranquillamente accostata al nome di Carlotto, lo scrittore che forse, più di chiunque altro negli ultimi anni, ha saputo meglio rappresentare le tragedie di vite comuni nell'Italia della provincia, qualunque essa sia, e descrivere con accuratezza storie diverse di comuni mortali in un'Italia sotterranea e abbandonata a se stessa.
La realtà del carcere e della latitanza, che lo scrittore ha vissuto di persona, sono il perno centrale della storia di Jimmy, un ragazzo di quasi diciotto anni della provincia di Cagliari, che per sfuggire a una vita destinata, come suo padre e suo fratello, al lavoro in una raffineria petrolchimica decide di tentare il tutto e per tutto con una rapina, destinata a fallire ancora prima di cominciare.
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