Recensione la ragazza del lago
Recensione a cura di GiorgioVillosio
In un piccolo paese del Friuli, un Commissario di polizia viene chiamato ad indagare su un presunto rapimento ed un omicidio. Risolverà il caso senza clamori, grazie ad un'indagine precipuamente psicologica degli inquisiti.
Quanto sarebbe sbagliato ridurre questa opera prima di Andrea Molaioli all'ambito di genere, del noir o del giallo poliziesco; vero che si tratta dell'indagine su un delitto (in realtà più d'uno), ma ne "La ragazza del lago" il giallo costituisce solo un'occasione per raccontare ben altro, frugando approfonditamente nelle pieghe più profonde dell'umano, in una disperante ricerca su mali e dolori dell'esistenza.
L'indagine del commissario Sanzio, incaricato delle indagini, senza i clamori ed i sensazionalismi tipici dei media odierni, non ha nulla dello scoop giornalistico ma sembra, al contrario, la ricerca minuziosa di un perito settore, che fruga scientificamente nei visceri della nostra interiorità, scoprendo le radici di una sofferenza drammatica di tutti, per volere di un fato crudele.
Purtroppo, nel condurre questa metaforica autopsia, il "medico incaricato" non riesce a mantenere il dovuto distacco, ma viene coinvolto emotivamente dalla vicenda e dai suoi personaggi, dimostrandosi così umano e credibile nella misura in cui, come tutti noi, proietta nel lavoro e nei rapporti le sue stesse sofferenze; il quale processo diventa infine, socraticamente, lo strumento migliore anche per conoscere il mondo esterno.
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