lunedì 5 maggio 2008

Recensione STRADE PERDUTE

Recensione strade perdute




Regia di David Lynch con Bill Pullman, Patricia Arquette, Robert Loggia, Robert Blake, Lisa Boyle, Balthazar Getty, Jack Nance

Recensione a cura di Zero00

Fred Madison (Bill Pullman) sembra un uomo fortunato: un sassofonista acid jazz benestante, che vive in una bellissima casa assieme alla splendida moglie Renèe (Patricia Arquette), una donna tutta curve e viso angelico. Un uomo realizzato, che sembra non possa desiderare altro dalla vita, tra feste alla moda ed esibizioni in un club dove c'è sempre il tutto esaurito. Un'esistenza meravigliosa, insomma, da divi del cinema o della televisione. Ed è questo che sembrerebbe, guardandolo da lontano, il protagonista di "Strade Perdute", film di David Lynch del 1997.
In realtà Fred è un uomo sull'orlo di una crisi di nervi. Il problema appare subito chiaro a gli occhi dello spettatore: i coniugi Madison sono in crisi da tempo e Fred sospetta addirittura che sua moglie lo tradisca. La situazione tra i due è tesa, entrambi sembrano in attesa di un passo falso dell'altro e l'aria che si respira quando sono assieme è carica di tensione.
Le cose sembrano precipitare quando i due iniziano a trovare fuori dalla loro porta di casa una serie di nastri, in cui si vede chiaramente che qualcuno è riuscito ad entrare nella loro abitazione e a filmarli mentre dormivano. La polizia, come in altri film di Lynch, non sarà in grado di trovare indizi, e si limiterà a fare domande, per lo più inutili, prima di andare via senza aver scoperto nulla.
Come se tutto ciò non bastasse, i coniugi Madison vengono invitati ad una festa dal bell'Andy, un "amico" molto intimo di Renèe verso cui Fred sembra nutrire qualche sospetto. Sarà a questo party che il nostro musicista incontrerà uno strano individuo (Robert Blacke), misterioso e inquietante, con cui ingaggerà una battaglia verbale che non tarderà a sfociare nell'assurdo.
La mattina dopo Fred viene trovato accanto al corpo martoriato della consorte (della cui morte non ricorderà nulla) e condannato a morte per uxoricidio.
Nel braccio della morte, dove verrà rinchiuso, Fred continuerà il proprio viaggio verso l'insanità mentale, afflitto da terribili mal di testa e da terrificanti visioni. Questo fino a che, una mattina, al suo posto nella cella di massima sicurezza dov'era rinchiuso, non viene ritrovato un giovane meccanico di nome Pete Dayton (Balthazar Getty), totalmente estraneo ai fatti. Il ragazzo viene subito rilasciato, tra lo stupore dei genitori, della fidanzata e della polizia.
Da questo momento in poi, il film seguirà le vicende di Pete e della sua relazione clandestina con Alice (Patricia Arquette), la donna del pericoloso Mr. Eddy (Robert Loggia), malavitoso re della pornografia.

David Lynch fa passare quattro anni dall'insuccesso di "Fuoco Cammina con Me", prima di scrivere assieme al co-sceneggiatore Barry Gifford (scrittore e poeta statunitense) questo noir dalle tinte fosche, una crime story dai tocchi surreali ed onirici, a cui non sembra essere estraneo una sorta di decostruzionismo di deriddiana memoria.
E' inutile cercare di dare una spiegazione razionale al film: durante la prima visione si rimane per lo più coinvolti (o sconvolti) da un crescendo di situazioni e da un turbinio di eventi che si susseguono a velocità sempre maggiore, togliendo il respiro allo sventurato (o fortunato) spettatore e sollevando una serie di questioni a cui non necessariamente verrà data risposta. Non c'è da sorprendersi: né a Lynch né a Gifford interessa soffermarsi sul significato delle loro opere. Spetterà al fruitore il compito di ricostruire il naturale corso degli eventi e di dare un senso a questo film dal fenomenale impatto visivo e dalla criptica struttura narrativa.

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