Recensione in bruges - la coscienza dell'assassino
Recensione a cura di Mimmot
La prima sorpresa che "In Bruges" riserva allo spettatore è Bruges, la città delle Fiandre dalla struggente bellezza che le deriva dal suo passato e che ancora si respira nelle sue strade, sui suoi canali e nei suoi parchi.
Una città magica e misteriosa, immersa nella sua storia e nella suggestione accogliente, quasi sospesa, delle sue chiese, dei suoi scorci urbani, della sua arte, dei suoi vicoli e dei suoi canali, su cui si affacciano splenditi palazzi dai tetti aguzzi e dalle facciate ricamate come certi pizzi, che ancora oggi le merlettaie offrono ai visitatori, o come i diamanti la cui lavorazione ha avuto ed ha qui uno dei centri più antichi d'Europa.
La seconda, invece, viene dal particolare contenutistico del film, che riserva non poche sorprese e molta originalità nel passare, con uguale intensità di emozioni, dalla commedia d'ambiente al gangster-movie a tinte noir.
Bruges diventa così la coprotagonista del film, perchè un luogo non è mai la semplice cornice in cui si chiarisce una storia.
Il luogo è spesso l'origine storia.
Ne determina la geografia narrativa, incide sul carattere e sull'evoluzione dei personaggi, si esplicita nel contesto straniante che dilata nello spettatore la percettiva del tempo e dello spazio, come un'esperienza sinergica ed emozionale vissuta in modo naturale e non indotta da fattori esterni o stimolazioni sensoriali concreti.
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