Recensione il brigante di tacca del lupo
Recensione a cura di peucezia
Film uscito nel 1952 in pieno neorealismo e diretto da Pietro Germi, uomo del Nord con il cuore oltre Eboli, "Il brigante di Tacca del Lupo" è tratto dall'omonimo romanzo di Riccardo Bacchelli, scrittore purtroppo ingiustamente dimenticato, autore di possenti saghe italiane da cui gli sceneggiatori della prima Rai attinsero a piene mani.
La storia si ispira vagamente alle vicende del brigante lucano Carmine Crocco (la pellicola è di fatto ambientata e girata nell'entroterra di Melfi) ma il bandito che compare a inizio film con i suoi sodali in una serie di scene di notevole impatto è in realtà un pretesto, poiché il protagonista a tutto tondo è il capitano settentrionale dei bersaglieri Giordani (Amedeo Nazzari), imponente per altezza e dai modi spicci e ruvidi, a cui si contrappone il commissario Siceli (Saro Urzì, interprete d'elezione nei film di Germi), meridionale, ex funzionario borbonico, all'apparenza cinico e viscido, ma in realtà buon conoscitore della realtà locale. Sullo sfondo la storia della giovane Zita Maria, violentata dal brigante e dal marito che vuole vendicarne l'onore macchiato.
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