mercoledì 4 gennaio 2012

Recensione BALLATA MACABRA

Recensione ballata macabra




Regia di Dan Curtis con Bette Davis, Burgess Meredith, Oliver Reed, Karen Black

Recensione a cura di Giordano Biagio

I coniugi Marian Rolf (Karen Black), Ben Rolf (Oliver Reed) con il figlio dodicenne David (Lee Montgommery), sono interessati ad un contratto d'affitto per una casa estiva e, allettati da un inserto giornalistico che propone una villa con piscina a un fitto ragionevole, decidono di partire per visitarla. L'edificio, e ciò di cui è attorniato, appaiono a prima vista bisognosi di cure, è un complesso suggestivo esteso che richiede molto lavoro, immerso in un parco ampio e incantevole. Seppur l'esiguità del canone, di soli 900 dollari, li lasci un po' perplessi i Rolf, dopo una breve consultazione, decidono di prendere la villa.
Gli unici vincoli posti dai due fratelli proprietari sono che la famiglia Rolf si prenda l'impegno del rassetto della casa e provveda ai pasti della loro vecchia madre lasciandole regolarmente un vassoio davanti alla porta. L'anziana che vive da sola, tra le sue antiche cose e i ricordi, abita in una stanza dell'ultimo piano.

Ben, il capofamiglia, non è del tutto convinto della scelta, tanto da mostrarsi spesso nervoso, turbato, perplesso, quasi ossessivo nell'interrogarsi sui motivi più reconditi che possono aver portato i proprietari a quella strana offerta. La sistemazione nella villa gli appare inconsueta, profittevole per via di una generosità elargita dai proprietari tale da sfiorare l'altruismo più estremo. E' quando viene preso, giocando in piscina con il figlio, da un raptus omicida verso il piccolo che capisce che lui e la sua famiglia sono caduti in un pauroso intrigo, dai tratti diabolici, paranormali, oscuri, con degli effetti psicologici che potrebbero essere incalcolabili, se non per certi aspetti addirittura devastanti.
La villa appare tenebrosamente viva, straniante e dotata di poteri misteriosi, capace anche di rigenerarsi, abbellirsi, lavorare, come quando Ben nota, a seguito di improvvisi rumori, che essa fa volar via i vecchi telaietti di legno che la rivestono, scoprendo quelli nuovi simili ai precedenti ma un po' più moderni. La villa cerca con insistenza sia dei servitori fedeli, amanti delle ricercatezze quotidiane che una casa borghese deve avere in tutti i suoi aspetti, che delle persone disposte a quei sacrifici più legati al lavoro casalingo, quello in grado di accrescere il valore estetico della casa tramite un duro impegno pratico.
La villa perciò, con gli straordinari e chimerici poteri che emana, seduce la moglie di Ben, Marian, che rimane in toto posseduta dai suoi richiami irresistibili, emanati dal soffio spirituale noir creato dalla atmosfera altra che tende a far sentire Marian una vera regina della casa. La donna, pur tra momenti di repulsione e colpa, a un certo punto sembra avviarsi sempre più decisamente verso un'osmosi totale, una fusione psicologica con l'entità paranormale.
Il cambiamento di atteggiamento che, inevitabilmente, la donna avrà verso la famiglia, sarà notato dal marito e dal figlio, ai quali balzerà agli occhi l'esagerato interesse della donna per la cura della casa e il suo progressivo disinteresse verso di loro. Ciò farà entrare Marian in forte conflitto con i familiari, tanto da essere violentemente richiamata ad un comportamento confacente al dilettevole scopo vacanziero della famiglia in quel luogo.
Che sacrifici richiederà la personalità paranormale della villa alla moglie di Ben in cambio del ritrovato innamoramento della donna per la casa? Esigerà immolazioni umane? La villa si nutre di sangue?

[...]

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