Recensione ditegli sempre di si'
Recensione a cura di elio91 (voto: 8,5)
"C'è la parola, perché non la dobbiamo usare?"
Se in" Uomo e Galantuomo" le persone diventano pazze per stratagemma e per convenienza, usando la simulazione della malattia mentale per uscire da una situazione compromessa o compromettente, in "Ditegli sempre di sì", scritta nel 1927, Eduardo De Filippo parla della follia vera.
Si intuisce già dal titolo, difatti si dice sempre di sì ad un pazzo che si vuole assecondare nel gioco della follia per tenerselo buono. Il pazzo è Michele Murri, fratello di Teresa, che lo riaccoglie in casa dopo un lungo periodo di permanenza in manicomio. Si nota subito che la stessa sorella, con ogni probabilità, ha qualche cosa che non va, forse una tara genetica che hanno ereditato lei e il fratello: si muove in maniera particolare, quando parla, lo fa con gestualità e tic da persona non proprio del tutto sana. E poi il suo modo di chiamare la cameriera "Checcina" sempre nello stesso modo, come poi farà anche Michele.
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