Recensione hostel
Recensione a cura di cash (voto: 5,5)
Questa è la premessa: "Non ho voluto fare un film violento fine a se stesso. Volevo che la gente venisse fuori dicendo - sì, è davvero fottutamente malato -, ma doveva comunque avere la R per essere distribuito. Non c'era bisogno di fare un "Ichi the killer 2". Quello è territorio di Miike, è bene lasciarlo a lui. Volevo una cosa influenzata dal cinema orientale, ma che restasse profondamente americana".
Bene; Eli Roth è la dimostrazione vivente di come un uomo sia in grado di fare sparate al di sopra di qualsiasi controllo umano. Tutti i principi contenuti nella dichiarazione che avete appena letto sono stati brillantemente condotti a fallimento con ampio successo, e perdonate la frase ossimorica.
I nomi c'erano tutti; Eli Roth è un regista che con un solo film alle spalle ("Cabin Fever") è riuscito a guadagnarsi un certo rispetto, non si sa bene come. E poi c'è Tarantino alla produzione, nome che sempre di meno è una garanzia. Non solo i nomi, ma anche le cifre c'erano: girato con quasi 5 milioni di dollari (ma nell'horror è un male avere a disposizione tutti quei soldi, e comunque a giudicare dal risultato è certo che Roth se ne sia intascati perlomeno la metà) e con ben 680 litri di sangue da spargere a destra e a sinistra. Gulp, sulla carta le premesse c'eran tutte.
E le prime recensioni erano tutte più che positive; i giudici del Toronto Film Festival avevano detto del film che era "il più terrificante degli ultimi 10 anni", e non è colpa di nessuno se i giudici di codesto festival hanno in casa solo "Notting Hill", "Big Fish" e "Neverland".
Poi il film è uscito, e i toni hanno iniziato a smorzarsi, costringendo vari critici a fare parziali (in qualche caso totali) dietro-front.
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