lunedì 20 febbraio 2006

Recensione VITA DI O-HARU, DONNA GALANTE

Recensione vita di o-haru, donna galante




Regia di Kenji Mizoguchi con Kinuyo Tanaka, Toshiro Mifune, Masao Shimizu, Ichiro Sugai

Recensione a cura di bungle77 (voto: 10,0)

Tratta dal romanzo "La vita di una mondana" (1686) di Ihara Saikaku, sceneggiata da Yoshikata Yoda, questa toccante e triste pellicola è uno sguardo senza misericordia alla dura e cruda realtà del rigido mondo feudale giapponese del 17mo secolo, una veemente denuncia della condizione femminile nella società patriarcale, una commossa apologia dell'animo femminile. Mizoguchi, solito alla compassione, questa volta non si tira indietro nel ritrarre l'ineluttabile decadenza e la totale disperazione di una donna, vittima delle norme sociali, della gelosia, della sfortuna e degli eventi ostili. Definire il film come una tragedia sarebbe errato. E' molto più deprimente di una tragedia: non c'è eroismo, non c'è ottimismo, non c'è redenzione.
Comprensivi ritratti di donne in una società dominata da uomini sono uno dei temi ricorrenti nel cinema del regista giapponese, ma "Vita di Oharu" non si limita ad una semplice critica al genere maschile, che rende la protagonista un giocattolo nelle loro mani, poiché a causare il suo più profondo dolore sono l'astio e lo scherno delle donne.

Il film si apre con una scena al di fuori del tempo, un'attempata prostituta cammina lentamente lungo una strada povera, incapace di attirare un cliente e insicura di ciò che vuole. Quando una delle statue in un tempio le ricorda il suo amore perduto, la sua immagine innesca il turbinio dei ricordi. Nel finale il film riprende la stessa scena della camminata prima di giungere ad una conclusione decisamente sconfortante, senza speranza e senza alcuna possibilità di salvezza.

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