Recensione quando sei nato non puoi piu' nasconderti
Recensione a cura di GiorgioVillosio
"Eppur si muove", "civis romanus sum", "alea iacta est", "divide et impera": ci sono frasi fatidiche, del genere di queste, che sembrano segnare il destino delle genti e degli individui. Ne è piena la storia, e ben lo sanno le religioni e i grandi poteri politici fondati sulle ideologie, che le usano per asservire i loro sottomessi (fedeli, sudditi, o cittadini che siano) con la forza della suggestione. Lo sanno pure i predicatori delle sette diaboliche, quando iniziano le loro liturgie con frasi minatorie del tipo: "Nel nome di Satana.".
Ebar Soraya iti dogon, che in mandingo significa "Quando sei nato non puoi più nasconderti", suona probabilmente come una di quelle frasi: una maledizione, o un anatema, di fronte al quale l'uomo, nella sua pochezza, si sente soccombere di fronte allo strapotere del fato, senza via di fuga; in quello stato di annullamento di fronte alla grandezza del divino che Feuerbach battezzava per sempre come "alienazione". La cosa sta a dimostrare, se ce ne fosse bisogno, che l'uomo è identico a qualsiasi latitudine sotto la luce del sole; e che riti, miti e insegnamenti non hanno bandiere, nel primo e nel terzo mondo; se è vero che anche qui la sapienza ancestrale dell'inconscio collettivo passa attraverso frasi "fatidiche " come quella sopra citata.
La quale poi assurge addirittura a nome di battesimo, prefigurando il destino di chi lo porta in chiave onomantica! Nomen est omen... nel tuo nome il tuo destino, come succede col nome Giovanni: Javeh ahnan... e cioè, Dono del signore... Dio è stato misericordioso! Nel film Ebar soraya... è il nome di un povero immigrato di colore conosciuto in maniera fortuita, che rimane impresso nella mente del giovane protagonista.
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