Recensione bianco e nero
Recensione a cura di GiorgioVillosio
La pressione psicologica e sociale legata ai molti problemi connessi all'integrazione è tale e tanta da divenire soggetto privilegiato di racconti letterari, teatrali e cinematografici anche qui da noi.
Un tempo se ne parlava solo nei paesi più avanzati: Stati Uniti, Francia, Germania e Gran Bretagna, in cui la presenza di cittadini di origine straniera era già attuale. Segno dunque di modernità, per noi, e di un traguardo finalmente raggiunto, se pure col solito ritardo.
La premessa, ovviamente, per anticipare un messaggio di assoluta tolleranza., doverosa e indispensabile in un mondo divenuto globale.
Purtroppo però, tra il dire e il fare c'è sempre di mezzo il mare.
Su tematiche di questo genere ha fatto scuola in passato (1967) il celeberrimo film di Kramer "Indovina chi viene a cena", che nasceva, non a caso, nel Paese in cui il contrasto tra bianchi e neri era condizione endemica, tuttora irrisolta. Per questo il tono del racconto assumeva accenti problematici, col mettere in scena senza ipocrisie un tema su cui ambo le parti glissano di frequente. Un vero vespaio, in casa loro, che da noi veniva invece visto con la souplesse di chi non è dentro il problema; esattamente come si fa per le guerre lontane.
Laddove il problema è reale e scottante, invece, gli autori impiegano toni molto più accesi e sentiti, come nel forte e scabroso "Cous Cous", uscito nelle sale in contemporanea con il film "Bianco e nero", che non può quindi esimersi da un doveroso confronto.
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