Recensione caramel
Recensione a cura di peucezia (voto: 7,5)
Opera prima della giovane regista libanese Nadine Labaki, che vanitosamente ma non immeritatamente si regala un ruolo di primo piano nel film, "Caramel" è una storia declinata al femminile di quelle che raramente si vedono oggi sul grande schermo, e che l'ambientazione sia medio-orientale poco importa, in quanto l'amicizia ed i sentimenti delle protagoniste sono uguali in ogni latitudine.
Scorrono sui titoli di testa le immagini della preparazione del caramello dolce, sostanza che viene usata in Oriente per la depilazione, uno strappo che dà dolore in cambio di un cambiamento e di un eventuale miglioramento, ma anche un'attenzione a quella sensualità propria del mondo orientale.
Il salone di bellezza intorno al quale si svolge gran parte del racconto vede campeggiare in bella mostra la foto di una modella occidentale dagli occhi azzurri e dalle labbra ben modellate, in evidente contrasto con la semplicità che circonda invece il piccolo mondo che ruota intorno al locale.
Un amore clandestino, un errore di gioventù, il non accettare il passare degli anni o la propria diversità, il sacrificio di dedicarsi a chi ha bisogno e di cui masochisticamente si sente di avere bisogno sono le dolorose crepe che logorano l'esistenza apparentemente tranquilla delle cinque interpreti della pellicola, quasi tutte debuttanti. Gli uomini sono importanti nella loro vita, ma sono dei personaggi secondari che hanno nel film poche battute o che non si vedono neanche, come l'amante di Layale. Le storie che ruotano intorno a questo piccolo universo femminile sono minimaliste, tutto sembra scorrere tra il negozietto sgangherato delle tre parrucchiere, la botteguccia di Rose, l'anziana sarta che si occupa di una sorella fuori di testa e la strada antistante assai simile ai vicoli di una città meridionale (la scena della processione che scorre tra i vicoli stretti potrebbe ricordare la nostra Napoli).
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