mercoledì 2 gennaio 2008

Recensione LE VITE DEGLI ALTRI

Recensione le vite degli altri




Regia di Florian Henckel von Donnersmarck con Martina Gedeck, Ulrich Mühe, Sebastian Koch, Ulrich Tukur, Thomas Thieme, Hans-Uwe Bauer, Ludwig Blochberger, Werner Daehn

Recensione a cura di Marco Iafrate (voto: 8,0)

1984. Repubblica Democratica Tedesca, il muro separa Berlino tra Est e Ovest, la "Stasi" ovvero il Ministero per la sicurezza di Stato, con i suoi 100.000 agenti ed altrettanti informatori controlla l'intera popolazione: vivere sorvegliati fuori e dentro le proprie case è la normalità per gli abitanti di Berlino Est, e considerato che quasi un tedesco dell'est su cento è una spia, il clima che si respira è quello di totale diffidenza. In questo quadro vivono e svolgono il loro lavoro Georg Dreyman (un bravo Sebastian Koch) drammaturgo, scrittore e regista di successo, e la sua compagna Christa-Maria Sieland (Martina Gedeck) nota attrice di teatro; i due non tardano ad entrare nel mirino della Stasi, sia per la posizione sociale e la capacità di comunicazione di Dreyman ma soprattutto per l'interessamento passionale da parte del ministro della cultura (Thomas Thieme) nei confronti di Christa-Maria.

Il compito di sorveglianza del drammaturgo viene affidato al capitano Gerd Wiesler, nome in codice HGW XX/7 (uno straordinario Ulrich Muhe) ed al suo superiore, il tenente colonnello Anton Grubitz (Ulrich Tukur).
Nascosto in soffitta, sotto l'immancabile cuffia, Wiesler pian piano inizia a far parte della vita di Georg e di Christa-Maria, penetra nella loro intimità; come un torrente in piena, comincia a propagarsi in lui un certo spirito di insubordinazione, sotto l'impulso del quale le differenze di mentalità e di costituzione iniziano a vacillare: ed è qui che il film distoglie lo sguardo dall'invincibilità del potere di regime, del sistema totalitario che tutto monitora e controlla, ed entra nelle debolezze dell'animo umano. La frattura emotiva che incrina il granitico cuore di Wiesler è irreversibile, lo porta ad una lenta ma inesorabile conversione, stravolgendo completamente l'esito dei piani della polizia di stato.

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