Recensione irina palm
Recensione a cura di GiorgioVillosio
La vicenda raccontata nel film è talmente anomala da sembrare forzata per amore di paradosso (se non per spirito voyeuristico o pornografico). Ma una lettura in questa chiave non sarebbe corretta per chi abbia visto "Irina Palm", stante il garbo e l'estrema delicatezza di tocco con cui è trattata la non facile materia.
Vero questo, sarà bene cercarne i diversi significati simbolici, per legittimare lo scabroso racconto; quello di una "nonna in servizio permanente effettivo" che lavora in un locale a luci rosse di Soho, masturbando i clienti attraverso la fessura di una parete protettiva.
Nobile, per contrapposto, la sua motivazione: i soldi guadagnati le servono a pagare le cure in Australia per il nipotino, che altrimenti morrebbe.
Di qui il primo tema, di natura morale: per dirla col Fra' Cristoforo manzoniano, varrebbe il motto latino "omnia munda mundis", e cioè "tutto è puro per i puri"; principio tra i più elevati, in controtendenza con il machiavellismo dominante, secondo cui il fine giustificherebbe i mezzi.
Ancor più significativo che la frase derivi dal Nuovo Testamento, per bocca di quel Paolo di Tarso che, per primo, iniziò nel mondo cristiano a demonizzare la sessualità, giudicandola animalesca e degradante. Prima di lui, in effetti, l'atteggiamento verso la passione carnale da parte del Cristo stesso era di maggiore tolleranza, improntata al perdono, come insegna l'episodio dell'adultera: quando Gesù pronunciò il noto monito "Chi è senza peccato, scagli la prima pietra".
Il principio dell' epistola (a Tito I,15) sopra citato risiede dunque nello sconfessare il moralismo deteriore di un mondo bigotto, ipocrita e codino abituale negli ambienti di provincia, come quella inglese rappresentata nel film.
Memorabile, a proposito, l'episodio in cui la povera nonna confessa alle amiche, sedute intorno al tavolo del the, i segreti della sua nuova professione.
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