mercoledì 9 gennaio 2008

Recensione LARS E UNA RAGAZZA TUTTA SUA

Recensione lars e una ragazza tutta sua




Regia di Craig Gillespie con Ryan Gosling, Emily Mortimer, Kelli Garner, Paul Schneider, Patricia Clarkson, Nancy Beatty, Doug Lennox

Recensione a cura di Mimmot

"Mi piacerebbe avere una donna che non parla."
È in questa frase che risiede il significato profondo dell'intero film: un significato duplice perchè due sono le chiavi di lettura che ci permettono di capire la psicologia di un personaggio in difficoltà, completamente avulso dalla realtà e dal contesto in cui vive.
Da una parte c'è la disperata voglia di imparare come comportarsi con gli altri, di stabilire un contatto umano, di avere una vita sentimentale, per quanto possibile, normale; dall'altra c'è la paura "dell'altra metà del cielo", un universo a se stante, così vicino eppure così lontano, sconosciuto e misterioso, desiderato e temuto insieme, capace di esaltarti e di intimorirti, di rasserenarti e impaurirti: e allora cosa c'è di meglio di un simulacro di donna, di un "essere" che non parla, non ti dà modo di metterti in gioco, di confrontarti, di interagire di relazionarti, che non litiga, non pretende, non ti sottopone al tormento di lunghisime e noiosissime cene con la suocera, non ti fa venire il complesso di inferiorità con la sua lucida intelligenza e con la sua cultura? In altre parole, cosa c'è di meglio di una realistica bambola gonfiabile?

Vincitore all'unanimità del Premio del Pubblico al 25° Torino Film Festival, "Lars e una ragazza tutta sua" è il secondo lavoro dell'australiano di nascita statunitense di adozione Craig Gillespie (dopo Mr. Woodcock), su sceneggiatura di Nancy Oliver, nota per aver scritto alcuni episodi del telefilm "Six Feet Under".
Tipico prodotto Sundance, il film è una piccola, deliziosa commedia, melanconica e triste, su un ventisettenne (come tanti) del nostro tempo, di animo sensibile, spaventato dalla vita e dalle donne, che soffre di afefobia, cioè della paura del contatto fisico con le altre persone, il cui solo pensiero gli procura un dolore quasi fisico e che lo porta ad evitare di entrare in relazione con gli altri, di stringere mani, di abbracciare chicchessia.
Un personaggio complessato e fragile, che ha difficoltà ad interagire con altri esseri umani, emblema di una generazione problematica e nevrotica che ha perso (se mai l'ha avuta) la capacità di comunicare e di far fronte alle difficoltà della vita, che ha paura di soffrire per amore e si rifugia nell'aleatorietà dei rapporti fugaci e poco impegnativi.

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