martedì 22 gennaio 2008

Recensione CARLITO'S WAY

Recensione carlito's way




Regia di Brian De Palma con Al Pacino, Sean Penn, Penelope Ann Miller, John Leguizamo, Ingrid Rogers, Luis Guzman, Joseph Rebhorn, Joseph Siravo, Viggo Mortensen, Richard Foronjy

Recensione a cura di Carlo Baldacci Carli (voto: 10,0)

"Qualcuno mi sta tirando verso il basso. Lo sento anche se non lo vedo. Però non ho paura, ci sono già passato".

Correva l'anno 1993. Brian De Palma, dopo l'enorme successo ottenuto con "Gli Intoccabili" ("The Untouchables", 1987), si era imbattuto in una serie di insuccessi decisamente immeritati. Nel 1989, con "Vittime di Guerra" ("Casualities of War") aveva affrontato le problematiche relative alla guerra del Vietnam, dirigendo una solida pellicola di forte impatto drammatico, che divise in due l'opinione del pubblico e quella della critica. Alcuni gridarono al capolavoro, altri lo reputarono essere il peggior film diretto da De Palma, che fu definito ipocrita e retorico. L'anno seguente diresse "Il Falò delle Vanità" ("The Bonfire of the Vanities", 1990) una commedia sofisticata e caustica, che affronta con intelligenza le tematiche del razzismo, del fenomeno degli yuppie, della destrutturazione della famiglia e della società americana, della corsa la successo. In altre parole, la scarnificazione del sogno e del mito americano. Nonostante un cast artistico ineccepibile ed una sfoggio di tecnica, che solo De Palma sa regalarci (si pensi alla sequenza iniziale di circa cinque minuti, ispirata ad un episodio della vita di Truman Capote, durante la quale Bruce Willis è seguito dall'occhio sapiente del regista, che utilizza la steady-cam, senza nessuna soluzione di continuità), il film non piacque né al pubblico né alla critica. D'altronde si sa che, quando si attacca il sogno americano e quando si parla di razzismo invertendo i ruoli fra i bianchi e i neri, il pubblico, abituato ai suoi soliti cliché politically-correct, s'indigna. Ma è il film successivo a sferrare il colpo più duro alla carriera del regista. "Doppia Personalità" ("Raising Cain", 1992) si rivelò un pesante insuccesso (per poi essere rivalutato solo successivamente) forse perché reputato troppo demodé e troppo infarcito di citazioni e di autocitazioni, da "Vestito per Uccidere" a "Sisters", da "Complesso di Colpa" a "Omicidio a Luci Rosse", il tutto passando per "Psycho".

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