Recensione risorse umane
Recensione a cura di Mimmot
"Mi hai cresciuto nella vergogna per la tua classe sociale".
Così Frank, il giovane apprendista manager di "Risorse umane", in un crudele faccia a faccia, rinfaccia al padre la sua rassegnata accettazione del destino e lo rimprovera per averlo cresciuto inculcandogli quel sentimento di vergogna per essere figlio di un operaio.
"Lavorare non è come studiare", abbozza timidamente il padre, cercando una giustificazione per aver coltivato per tutta la vita l'ambizione che da grande il figlio fosse riuscito a fare un grande balzo in avanti nella scala sociale e affrancarsi dalla sua condizione proletaria.
È stato questo il sogno di tutta una vita per il vecchio operaio silenzioso, in casa come sul lavoro: crescere un figlio dandogli la possibilità di un avvenire migliore del suo; per questo lo ha mandato a studiare Economia Aziendale a Parigi, coronando così il desiderio di introdurlo nel dorato mondo dirigenziale.
Terminati gli studi il ventiduenne Frank torna a Gaillon, piccola cittadina della Normandia, dove è nato e dove il padre da trentanni lavora per otto ore al giorno, come operaio alla saldatrice, nella locale fabbrica che costruisce pezzi per due importanti industrie automobilistiche francesi. Qui lo aspetta uno stage dirigenziale, preludio di quella carriera silenziosamente sognata dal padre per lui.
Ovviamente il padre è molto orgoglioso che suo figlio entri in fabbrica, ma in giacca e cravatta e non in tuta da operaio come lui. Ovviamente il figlio crede ciecamente che possa unire i due mondi, facendosi tramite tra l'utopistico sogno del padre e il cinico mondo capitalistico in cui sembra perfettamente avviato.
Il momento però non è dei più favorevoli: in una Francia che si prepara a mettere in atto le nuove regole del mercato del lavoro si discute dell'introduzione delle 35 ore lavorative che comporta, conseguentemente, la riduzione dell'orario di lavoro.
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