giovedì 2 ottobre 2008

Recensione ARRIVEDERCI RAGAZZI

Recensione arrivederci ragazzi




Regia di Louis Malle con Gaspard Manesse, Raphael Fejto, Philippe Morier-Genoud

Recensione a cura di Pasionaria (voto: 8,0)

Probabilmente Louis Malle percepiva l'emozione di questo film da sempre o meglio da quando visse la propria adolescenza in un collegio religioso a Fontainebleau nella Francia occupata dai nazisti, diventando suo malgrado diretto testimone dell'applicazione delle leggi antisemite, deliberate da Hitler e perpetuate dai suoi collaborazionisti in tutta Europa. Invece passeranno parecchi anni prima della realizzazione del film, il regista girerà numerosi lungometraggi di grande successo, tra cui il primo "Ascensore per il patibolo" (1958),che lo consacrerà esponente di quella Nouvelle Vague cui egli in realtà si sentirà totalmente estraneo.
Sarà proprio "Au revoir, les enfants", il lavoro al quale forse ha lavorato in modo più viscerale, a dargli nel 1987 grandi soddisfazioni personali e professionali: un Leone d'oro alla 44esima mostra di Venezia, tre David di Donatello e due candidature all'Oscar, oltre all'opportunità di trarne il suo primo libro, omonimo, pubblicato nel 1993.

Forse "Arrivederci ragazzi" avrebbe dovuto essere la sua opera d'esordio e, nonostante il ritardo di trenta anni, per certi aspetti lo è, nel momento in cui determina la rinascita del regista dopo la stanchezza avvertita durante il "periodo americano".
In seguito alla lunga parentesi hollywoodiana, infatti, dalla quale escono film come "Pretty baby" e "Atlantic city", Malle decide di tornare in Francia, si sente finalmente pronto a girare il suo film, a raccontare quella storia incubata da troppo tempo nella profondità della sua memoria. Si sente pronto e lo dice: "È solo quando la memoria viene filtrata dall'immaginazione, che i film arrivano realmente nel profondo dell'anima".
Sembra che con l'immaginazione il regista abbia depurato il ricordo, rendendolo meno doloroso. Attutita dal tempo trascorso e dalla riflessione, dilavata dai sensi di colpa per i privilegi di borghese ricco e protetto, la memoria pare riconsegnargli intatto il ricordo di quella prima importante amicizia.

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