giovedì 9 ottobre 2008

Recensione THE BURNING PLAIN - IL CONFINE DELLA SOLITUDINE

Recensione the burning plain - il confine della solitudine




Regia di Guillermo Arriaga con Charlize Theron, Kim Basinger, Jennifer Lawrence, José María Yazpik, Joaquim de Almeida, Tessa Ia, Diego J. Torres, Brett Cullen, J.D. Pardo, Fernanda Romero, Danny Pino, Stacy Marie Warden, Taylor Warden, TJ Plunkett, Kacie Thomas

Recensione a cura di kowalsky (voto: 6,0)

Il cinema degli spazi non più sconfinati, ma confinanti, dei destini intrecciati, delle fatalita' incombenti e drammatiche: in questo modo Inarritu - col supporto del fidato (fino a poco tempo fa) sceneggiatore Guillermo Arriaga, ha influenzato una lunga serie di cineasti, anche molto diversi, come Fatih Akim (nel suo film più accessibile ma anche meno sorprendente, "Ai confini del paradiso"), di diverse estrazioni sociali, etniche, geografiche.
I dubbi vanno fugati per sempre: l'alchimia tra Arriaga e Inarritu difficilmente potrà ripresentarsi, vista la "divergenza d'opinioni", se cosi' vogliamo chiamarla, tra il regista e lo sceneggiatore.
Tutto sommato la cosa non sorprende: perché alla fine "The burning plain", esordio alla regia di Arriaga dopo la lunga collaborazione con Inarritu (ma anche altri script, come "Le tre sepulture"), non cambia di una virgola il percorso caratteristico di questo cinema; un cinema che, se poteva avere un senso, anche al di là del fastidioso qualunquismo di "Babel", oggi come oggi mostra tutta la sua inarrivabile inutilità, la perfezione formale e le pretese autoriali celate o esibite davanti ad un mestierante che, in realtà, ammicca spudoratamente allo spettacolo di massa. Qualcuno, molti, la pensano diversamente; buon per loro: il punto è che spremere una reazione dalla storia di queste tre (due + una!?) donne, un qualsiasi coinvolgimento emotivo, è impresa assai ardua, nonostante (è questo il punto) il film faccia di tutto per ricorrere allo stratagemma, non si sa quanto gratuito o sincero, di adescare lo spettatore con uso abbondante di kleenex pre e post visione.

Le donne si chiamano Maryana (la 16enne matricida), Sylvia, Maria, da Portland, e insomma tutti sanno che il marchio di fabbrica di Inarritu ci tiene molto a preservare questa sorta di disordine cabalistico entro i confini territoriali nei quali ambienta le sue vicende.
Non è Inarritu, quello di "The burning plain", ma poco ci manca: resta un film che piacerà in parte alla critica e conquisterà il pubblico, e proprio quel tipo di spettatore che, ingannato dall'apparente profondità dei personaggi, crede di aver assistito alla vera alternativa contro il mainstream corrente del cinema contemporaneo.
Forse allora la vera profondità del film sono le cicatrici di Kim Basinger esibite nel tentativo disperato di ritrovare l'antica sensualità dopo un tumore al seno (immancabile l'effetto tragico della "penna" di Arriaga) o le bruciature di Maryana con il (quasi?) fratellastro come prova di fedeltà rispetto e (magari) amore.

[...]

Leggi la recensione completa del film THE BURNING PLAIN - IL CONFINE DELLA SOLITUDINE su filmscoop.it

Nessun commento: