lunedì 15 dicembre 2008

Recensione L'UOMO DI ARAN

Recensione l'uomo di aran




Regia di Robert J. Flaherty con Pat Mullen, Michael Dillane, Maggie Dillane, Colman 'Tiger' King

Recensione a cura di Marco Iafrate

Ad Inishmore, inospitale isola ad ovest dell'Irlanda nell'arcipelago delle Aran, la lotta dell'uomo contro le avversità della natura per gli abitanti dell'isola rappresenta la quotidianità, e la principale fonte di sostentamento è il mare, un elemento della natura che in quel luogo, soggetto a ripetute tempeste, incute ancora timore.
E' in questo posto che nel lontano 1934 un temerario regista americano di origini irlandesi decide di girare un film-documentario sulla vita dei pescatori che lo popolano; prende vita così "L'uomo di Aran".

Robert Joseph Flaherty nasce nel febbraio del 1884 ad Iron Mountain in Michigan, le sue opere, grazie all'espressività del documentario, influirono in modo determinante sullo sviluppo del cinema e tutte le convenzioni stabilite dai processi produttivi dell'epoca furono stravolte.
Nella sua carriera il regista basò tutti i suoi lavori su un tema unico: la capacità di resistenza dell'essere umano di fronte alla furia degli elementi propri della natura, e per questo scelse di ambientare prevalentemente i suoi film tra le popolazioni che vivevano in condizioni estreme ("Nanouk", intenso quadro elegiaco sulla vita degli eschimesi ne è un esempio). L'intensità con la quale il regista descriveva il rapporto tra le due forze in campo (l'uomo e la natura) era tale da conferire ai suoi lavori una profonda liricità; quello che maggiormente affascinava Flaherty era la forza della natura, non come forza fine a se stessa, ma come elemento di contrasto alle esigenze dell'uomo, come l'aridità e la scarsità della terra coltivabile o il mare in tempesta come ostacolo per la pesca.

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