lunedì 22 dicembre 2008

Recensione LA FINE DI SAN PIETROBURGO

Recensione la fine di san pietroburgo



Regia di Vsevolod I. Pudovkin con S. Komarov, A. Zemkova, A. Cistjakov, I. Cuvelev

Recensione a cura di Marco Iafrate (voto: 9,0)

4 maggio 1896: al teatro Acquarium di San Pietroburgo si inaugura l'apertura della stagione estiva, e soltanto qualche giorno dopo il cinema dei fratelli Lumière fa il suo ingresso nella capitale dell'impero russo; presto anche gli spettatori moscoviti, presso il teatro Ermitaz, vengono a conoscenza di questo insolito spettacolo. L'immenso potenziale del prodotto non sfugge ad artisti ed intellettuali; è il primo tassello per la nascita del cinema russo.
Ad un iniziale contesto da baraccone, il cinematografo dovette aspettare qualche anno prima di emanciparsi ed essere accolto in un più ampio ambito culturale e social; fu il fotografo Aleksandr O. Drankov nei primi del '900 ad organizzare il primo studio cinematografico russo in grado di concorrere con gli operatori stranieri: con la produzione di una serie di film fu il primo indiscusso sovrano del cinema russo.

Fondamentale in quegli anni fu la produzione di pellicole ispirate ai grandi classici della letteratura; furono portate sullo schermo centinaia di opere di grandi scrittori russi e stranieri (Tolstoj, Puskin, Gogol, Lermontov, Dickens, H. De Balzac), con pellicole che ebbero il merito di rendere popolari opere che alla popolazione analfabeta russa erano totalmente sconosciute.
Si arriva così al 1917, quando con la rivoluzione di febbraio lo zar Nicola II Romanov è costretto ad abdicare e la russia cessa di essere una monarchia lasciando definitivamente il potere ai bolscevichi con la rivoluzione di ottobre; si assiste così al passaggio dal vecchio cinema zarista alla splendida stagione del cinema sovietico degli anni '20. Fu Lenin a scorgere nel cinema il mezzo più adatto per un processo di acculturazione: nelle sue direttive primeggiava un disegno pedagogico tale da unificare esigenze ideologiche, didattiche, divulgative ed estetiche.
Sono gli anni dell'"avanguardia sovietica", dei "futuristi" del LEF (fronte di sinistra dell'arte) e della "cultura proletaria"; i loro esponenti mirano all'elaborazione del linguaggio, al contenuto poetico, alla radicalità della rivoluzione d'ottobre e ad una visione del mondo imbevuta da un netto spirito di classe.

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