venerdì 12 dicembre 2008

Recensione L'OSPITE INATTESO

Recensione l'ospite inatteso




Regia di Thomas McCarthy con Richard Jenkins, Haaz Sleiman, Danai Jekesai Gurira, Hiam Abbass, Marian Seldes, Maggie Moore, Michael Cumpsty, Bill McHenry, Richard Kind, Tzahi Moskovitz

Recensione a cura di Mimmot

Piccolo, grande (ed inatteso) film, "L'ospite inatteso" è una di quelle (ormai rare) pellicole che hanno il grande pregio di rivoltarti l'animo e di restarti impresso nella memoria anche parecchio tempo dopo che la parola "fine" è apparsa sullo schermo; una pellicola che regala momenti molto intensi, a volte drammatici, a volte divertenti, che sa parlare di gente e alla gente, con l'obiettivo di svelare sentimenti che convergono nelle solitudini.
Una pellicola che vuole essere (ed è) cinema civile e di denuncia verso una Nazione che si diceva orgogliosa di incarnare gli ideali di libertà e di democrazia, di tolleranza e di solidarietà e che invece ha fatto del problema dell'immigrazione, dopo l'11 settembre, una realtà desolante che dimentica e discrimina l'uomo.
Una pellicola che racconta un fatto accaduto all'ombra della Statua della Libertà, che per lungo tempo e per tanti poveri emigranti ha rappresentato l'emblema e il simbolo del "sogno americano": un sogno promesso ma difficilmente raggiungibile.

Protagonista è il sessantenne e misantropo professore universitario di economia, Walter Vale.
Avvizzito e rinunciatario, rinchiuso nel suo angusto microcosmo, nel quale si è ripiegato dopo la morte della moglie, valente pianista di musica classica, sembra aver perso la voglia di vivere e ogni piacere della vita.
Da cinque anni, ormai (dalla morte della moglie), si trascina tra le stesse, monotone lezioni che, svogliatamente ripropone all'università e le inutili ripetizioni di pianoforte, che si ostina a prendere, forse perché ancora prigioniero del ricordo della moglie, nonostante sia profondamente negato e abbia scarse possibilità di imparare a suonare lo strumento.
La sua vita, però, subisce un profondo cambiamento quando, riluttante, si vede costretto a lasciare il Connecticut e a recarsi a New York per presenziare ad una conferenza socio/economica, in sostituzione di un collega malato.

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